Benvenuti nella dittatura

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“Benvenuti nella dittatura”, ha detto una signora mentre correva dai lacrimogeni, moto, camionette con giovani detenuti, moto e blindati militari. La scena è avvenuta nel centro della città di La Paz, nel pomeriggio, dopo che avevano represso la presidentessa del Senato, Adriana Salvatierra, e l’autoproclamata presidentessa Jeanine Añez aveva nominato un nuovo comando militare.

Gli eventi accadono ad una velocità vertiginosa in Bolivia. Il blocco che porta avanti il colpo di stato ha una serie di passaggi da compiere e li porta avanti. L’autoproclamazione di Añez, vangelo in mano e con banda tricolore posta dalla Forza Armata Boliviana, era una di questi. Questo mercoledì è accaduto il seguente, quello di fingere il governo, cioè mettersi nella posizione di dare ordini.

Questi passi hanno un paradosso: mentre provano a far vedere che esiste un nuovo governo attaccato alle leggi, la forma incostituzionale in cui lo fanno evidenzia la dimensione di colpo di stato. Non solo per analisti, partiti e diplomatici, ma per una parte della popolazione che vede nell’autoproclamazione un fatto impossibile da giustificare democraticamente.

Quella situazione si è vista riflessa nella rivolta nella città di El Alto iniziata lunedì, che questo mercoledì si è convertita in un’assemblea di massa per poi discendere, in modo unificato, a La Paz. La quantità di gente mobilitata è ogni volta maggiore e la sua radicalità si consolida.

La situazione in quel territorio chiave della storia e della dinamica politica boliviana traccia le tensioni e unità. Da un lato, le mobilitazioni hanno due indiscutibili punti di unità: la difesa di whipala che è stata calpestata dai golpisti -“è la rivoluzione delle whipala”, ha detto un dirigente Aymara- così come Añez, che ha fatto dichiarazioni anti-indigeniste lascia una presidenza illegale.

D’altra parte, c’è un punto in discussione: il ritorno di Evo Morales. Un settore lo canta, chiede e lotta affinché diventi realtà, mentre un altro si afferma come non appartenente al Movimento per il Socialismo (MAS) -“non siamo masisti”, dicono- ma è chiaro che deve affrontare il colpo di stato che non distingue tra masista o no e perseguita, reprime e assassina allo stesso modo.

Questa situazione sembra essere in una spirale ascendente in cui la violenza della polizia alimenta la rivolta. Ci sono già stati due morti a El Alto -forse tre- e la repressione prolungata per ore, questo mercoledì, aumenta la separazione già chiara: El Alto, la whipala, le nazioni indigene, contro il colpo di stato guidato da coloro che li disprezzano e li umiliano.

La direzione del golpe cerca di creare messaggi al riguardo, come collocare le whipala sopra i blindati militari o pubblicare video di Fernando Camacho -principale volto civile e imprenditoriale del golpe- e Añez dove dichiarano di restare uniti e rispettare la diversità e la whipala.

I messaggi non danno l’effetto sperato e la conformazione di un processo di resistenza avanza. Non solo a El Alto, ma anche nelle aree rurali, con mobilitazioni locali, su strade, città e altre che convergono verso la città di La Paz, dove sono arrivati ​​mercoledì i Poncho Rossi. Avrà luogo l’assedio a La Paz? È una delle principali paure vissute in queste ore.

La paura è precisamente ciò che muove molti di coloro che sostengono il golpe, lo celebrano e si organizzano nei loro blocchi di edifici di zone delle classe medie e ricche per difendersi da quelle che rappresentano come le invasioni di El Alto e degli indigeni.

La paura e la vendetta sono due dei motori che muovono il golpe. Il rovesciamento di Morales ha diversi obiettivi, tra cui quello di ritornare alla conformazione del paese perduto per le classi dominanti: quello di una Bolivia governata da loro e per loro.

Avanzano su quell’obiettivo e nella notte di mercoledì sono stati disegnati undici ministri del nuovo gabinetto dopo la repressione e le notizia di morti. Secondo diversi giornali, ce ne sarebbero due: uno a Montero e uno a Yapacaní, nel dipartimento di Santa Cruz.

Nelle reti si moltiplicano le notizie di repressioni, persecuzioni, arresti, spari di proiettile contro manifestanti ma la velocità, la censura, la rottura dello stato di diritto e la mancanza di governo aprono un campo di impunità che non sembra avere limiti. Chi ha comandato, sino a questa notte, la Forza Armata Boliviana? Chi comanda sui gruppi armati della destra che hanno liste di masisti da assassinare?

Il processo di consolidamento del golpe avanza nelle sue fasi e conta su un supporto internazionale. Oltre al governo USA e al segretario dell’Organizzazione degli Stati Americani, Luis Almagro, si sono aggiunti il governo colombiano e l’alta rappresentante della politica estera dell’Unione Europea, Federica Mogherini, ha sostenuto la nomina di Añez come presidentessa ad interim.

Il prossimo passo del golpismo sarà avanzare sul potere legislativo, dove il MAS ha la maggioranza in entrambe le camere. Mentre ciò avviene, il processo di resistenza crescerà, guidato da una serie di richieste, indignazioni e poteri, con un’incertezza circa la direzionalità e la strategia per far fronte al golpe.

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