Sorveglianza e persecuzione delle navi
Un’attività illegale degli USA contro Cuba.
Nell’aprile 2019, il governo USA ha attuato la sorveglianza e persecuzione nei confronti delle petroliere e le sanzioni alle compagnie di navigazione, società assicurative e governi per impedire la fornitura di petrolio a Cuba. Dopo cinque mesi le misure imposte dall’Office of Financial Asset Control (OFAC) avevano sanzionato due società, la Ballito Shipping Incorporated con sede in Liberia e la ProPer in Management Incorporated in Grecia, oltre a 34 navi della società venezuelana PDVSA. In dicembre hanno fatto un altro passo nella loro aggressività contro il Venezuela e Cuba, aggiungendo altre sei navi alla loro lista di entità sanzionate per trasportare l’idrocarburo. In questa occasione le navi colpite furono Icaro, con bandiera panamense, e Luisa Cáceres de Arismendi, Manuela Sáenz, Paramaconi, Terepaima e Yare, con bandiera venezuelana. [1]
La storia delle aggressioni contro il trasporti marittimi contro Cuba è di vecchia data.
Nel 1960 il governo USA, i suoi servizi di intelligence e le organizzazioni terroristiche che agivano ai suoi ordini, iniziarono a scatenare un’intensa aggressività contro le navi mercantili cubane. In quell’offensiva, che è giunta ai nostri giorni, hanno anche aggredito navi di altre nazioni noleggiate dalle autorità cubane, causando perdite umane, danni materiali e grandi perdite all’economia nazionale.
Il 19 ottobre 1960, il Dipartimento di Stato annunciò le prime misure generali di controllo, al fine di impedire le esportazioni USA verso l’isola e vietare la vendita, trasferimento o contrattazione di qualsiasi nave del proprio paese col Governo di Cuba o cittadini cubani. Il rappresentante repubblicano per la California, Craig Hoesmer, propose un emendamento secondo il quale le navi ed aerei USA potevano fermare qualsiasi nave che si avvicinasse a Cuba. [1]
In marzo, il mercantile USA Janet Quinn speronò, nello Stretto di Gibilterra, la petroliera sovietica Trud mentre navigava verso l’isola carica di petrolio. Nell’agosto 1961, la motonave Bahia de Nipe salpò dalla capitale cubana con un carico di zucchero diretto in Unione Sovietica, ma in acque internazionali fu deviata dalla sua rotta da una nave da guerra USA verso il porto di Norfolk, in Virginia, dove fu sottoposta ad un’arbitraria ispezione. Quando verificarono che tutto era in ordine, le permisero di continuare la sua rotta. Questi fatti costituirono solo l’inizio, di una catena di aggressioni che si è protratta per oltre mezzo secolo.
All’inizio di settembre 1962, si conobbero gli sforzi del segretario di stato, Dean Rusk, davanti ai governi dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) affinché le navi di quelle nazioni non trasportassero merci a Cuba, nel frattempo, iniziarono a negare accesso ai porti USA a quelle navi, di qualsiasi nazionalità, che avessero caricato merci dirette verso l’isola.
Il 1 ottobre, in conformità con le disposizioni del blocco economico, commerciale e finanziario contro Cuba, il Dipartimento di Stato inviò un memorandum al presidente John F. Kennedy, specificando le misure che doveva approvare per rafforzare le aggressioni contro i trasporti marittimi, dove s’indicava chiudere tutti i porti USA a qualsiasi nave che fosse utilizzata nel commercio di Cuba con i paesi socialisti. Raccomandava anche di esplorare le vie per ottenere la cooperazione di altri paesi e di limitare l’uso delle loro navi in direzione dell’isola.
Per rafforzare il blocco economico contro Cuba, l’amministrazione Kennedy richiese ai governi dell’America Latina ed ai paesi membri della NATO di attuare le seguenti misure:
– Non idoneità di navi coinvolte nel commercio con Cuba per trasportare carichi di aiuti esteri degli USA.
– Non partecipare al commercio con Cuba a tutte le navi di quella nazione, anche se operino sotto registrazione esterna.
– Escludere dai porti USA qualsiasi nave che, nello stesso viaggio, fosse utilizzata o si stesse usando nel commercio con Cina e URSS.
– Chiusura dei propri porti a tutte le navi di qualsiasi paese se almeno una delle navi sotto la sua bandiera fosse scoperta portando armi a Cuba.
Allo stesso tempo, la “Commissione Federale Marittima USA” ricevette l’indicazione di istituire una cosiddetta “lista nera” che avrebbe incluso tutte le navi di qualsiasi nazione che fossero attive nel commercio con Cuba. Da quel momento, quelle navi non avrebbero potuto attraccare in nessun porto USA, il che costituiva una violazione del diritto internazionale ed obbligò le autorità cubane a spostarsi verso mercati molto distanti, dove dovettero sostenere notevoli spese aggiuntive per i pagamenti di noli e trasporto marittimo.
L’8 ottobre, William K. Harvey, alto ufficiale della CIA per l’Operazione Mangusta diretta dal governo USA, presentò un promemoria al direttore delle operazioni, Edward Landsdale, per sabotare le navi cubane approfittando della loro stanza in porti di paesi capitalisti. [2]
Durante la Crisi dei Missili del 1962, il governo USA decretò il blocco navale contro Cuba e nell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) ottenne un sostegno quasi unanime dai paesi dell’America Latina per attuare questa misura. [3] Quando il Comandante in Capo Fidel Castro rese pubblica la Dichiarazione del Governo Rivoluzionario che esponeva cinque punti per la soluzione di questo pericoloso conflitto, il terzo reclamava la “cessazione degli attacchi pirati” riferendosi alle aggressioni contro navi mercantili cubane ed altri obiettivi sulle nostre coste.
Il 4 dicembre 1962, durante una riunione del Comitato Esecutivo del Consiglio di Sicurezza Nazionale in cui discussero un documento segreto intitolato “Futura Politica verso Cuba”, raggiunsero il consenso sul fatto che avrebbero dovuto intraprendere nuove azioni anticubane. Le misure di guerra economica che si allegarono riferite alle azioni segrete esprimevano al punto 5: “Sabotare carichi e navi cubane, nonché carichi e navi dei paesi del campo socialista, dirette a Cuba”. [4]
Nel febbraio del 1963, quando la goletta cubana di cabotaggio Joven Amalia stava viaggiando tra Santiago de Cuba e Punta de Maisí portando cibo, fu inseguita e speronata nelle acque cubane dal cacciatorpediniere USA Harold J. Ellison, causandole gravi danni al fianco di babordo. Il ministro degli Esteri, Raúl Roa García, emise un’energica nota diplomatica per questo nuovo incidente.
La stampa cubana pubblicò una dichiarazione del Comandante in Capo Fidel Castro Ruz in cui espresse riferendosi alla persecuzione contro le navi sovietiche e le imbarcazioni cubane: “[…] se questi attacchi proseguono, Cuba si vedrà nella situazione di considerare l’acquisizione di bombardieri a lungo raggio, così come gli equipaggiamenti navali necessari per scortare le nostre navi mercantili, proteggere le nostre rotte di rifornimento e respingere gli aggressori.”[5]
Un comitato presieduto da Sterling Cottrell coordinatore degli Affari Cubani al Dipartimento di Stato trattò il tema delle operazioni sotto copertura contro Cuba, includendo il sabotaggio delle navi cubane mediante l’uso di mine magnetiche, causando incendi nei carichi e collocando sostanze abrasive nei motori. [6]
Nell’ottobre 1964, il Dipartimento del Commercio proibì che navi straniere arrivassero a porti USA per rifornirsi di combustibile, se la loro intenzione fosse raggiungere porti cubani o fossero stati lì dopo il 1 gennaio 1963.
L’8 novembre la nave M.V. Magdeburg della Repubblica Democratica Tedesca, con un carico di 42 autobus Leyland diretti a Cuba, fu speronata nella fiancata di tribordo, dopo aver lasciato il molo di Dagenham, sul fiume Tamigi, dalla nave Yamashiro Maru, battente bandiera giapponese, perforando la sua linea di galleggiamento, rimanendo completamente inclinata e provocando che una parte del carico fosse sommerso. Lo storico John McGarry, citato dal quotidiano inglese The Observer, affermò che Gordon Greenfield, pilota della nave attaccata, riteneva che la nave giapponese avesse violato il diritto internazionale navigando in direzione opposta ed emettendo segnali ingannevoli.
Nel giugno 1965 l’organizzazione controrivoluzionaria Rappresentanza Cubana in Esilio (RECE), forgiò un piano per affondare navi cubane e sovietiche nel porto messicano di Veracruz. L’agente della CIA, Jorge Mas Canosa, ricevette cinquemila dollari per finanziare questa operazione, diretta dal terrorista Luis Posada Carriles. [7]
Il 9 ottobre, eseguendo gli ordini di Orlando Bosch Ávila, elementi appartenenti all’organizzazione terroristica Movimento Insurrezionale di Recupero Rivoluzionario (MIRR), posero una miniera magnetica nello scafo della nave turistica spagnola Satrústegui ancorata a San Juan, Portorico, causando considerevoli danni vicino alla linea di galleggiamento. Quasi allo stesso tempo sabotarono un gruppo di camion Pegasus che si caricavano sulla nave cubana Matanzas.
L’11 settembre 1969, nel porto messicano di Veracruz, fu piazzata una bomba su una nave inglese non identificata, con il pretesto che aveva realizzato viaggi a Cuba.
Il 26 giugno 1974, quando il peschereccio cubano F-12 si trovava in acque internazionali a più di dieci miglia dai confini territoriali del Texas, svolgendo i suoi consueti compiti di pesca, fu molestato da un velivolo anfibio Catalina matricola 1313, del Servizio di Guardia costiera USA.
Nel giugno 1977, terroristi di origine cubana minacciarono la compagnia di navigazione greca Carras Lines col piazzare bombe sulle sue navi se non sospendevano i loro affari con Cuba. I suoi dirigenti non tardarono a soddisfarli.
Il 30 gennaio 1990, l’equipaggio della Guardia costiera USA Chincoteague pretese abbordare la nave mercantile cubana Hermann, al comando del capitano Diego Sánchez Serrano che navigava sotto bandiera panamense, noleggiata dalla Società di Navigazione Caribe, con equipaggio cubano ed un carico di minerale (cromo) destinato al porto di Tampico, in Messico. Con il pretesto di ispezionare la nave, la perseguirono durante il suo viaggio attraverso il golfo e poi in acque sotto la giurisdizione messicana. Per cercare di fermarla, l’illuminarono con riflettori a lungo raggio, lanciarono potenti getti d’acqua e spararono raffiche di mitragliatrici, ma non riuscirono ad abbordare la nave a causa del del fermo atteggiamento assunto dal loro equipaggio. Quando arrivarono all’Avana, in una manifestazione popolare, furono ricevuti da Fidel, che disse: “Non si sa quale sia il valore di quel messaggio che questi uomini hanno inviato agli imperialisti! Non si sa quanto vale! Gli hanno dato una insuperabile lezione, perché se questi uomini non si fermarono lì, dove non avevano neppure un’arma, e sono ricorsi al machete, all’ascia, al coltello da cucina e persino al cacciavite, cosa gli stanno dicendo agli yankee? Gli stanno chiaramente dicendo: non vi sbagliate, immaginate cosa accadrà qui quando dovranno affrontare i cannoni di migliaia e migliaia di carri armati, […] le bocche di milioni di fucili, mitragliatrici, armi di tutto tipo e di tutti i calibri.”[8]
Nel 1992, uno degli obiettivi della Legge Torricelli fu danneggiare il trasporto marittimo di prodotti da e verso Cuba, che l’anno successivo acquistò livelli estremi a causa delle pressioni USA sugli armatori, costringendoli ad eliminare i porti cubani nei loro viaggi.
Nell’aprile 1993, a circa dieci miglia da Varadero, ci fu un attacco armato contro la petroliera Mykonos, mentre trasportava petrolio a Cuba. L’azione fu condotta da una lancia veloce da un comando dell’organizzazione terroristica Esercito Armato Segreto (EAS), con sede in Florida, che causò danni allo scafo della nave greca, con bandiera maltese ed equipaggio cubano-cipriota.
Circa 29 navi cubane e circa 60 navi noleggiate da Cuba sono state oggetto di aggressioni di vario genere. A seguito di questi attacchi, sono stati segnalati 7 decessi, 18 feriti, oltre a sostanziosi danni materiali e finanziari.
L’ostilità del governo USA ha rincarato i trasporti marittimi verso Cuba a causa del prolungamento degli itinerari, poiché le spese aumentano perché i vettori richiedono maggiori noleggi a causa delle pressioni esercitate su di loro dalle autorità USA, come è accaduto nel stato della Virginia, dove sono stati inclusi nella documentazione ufficiale richiesta per le operazioni portuali delle navi, la dichiarazione di non aver toccato porto cubano nei centottanta giorni precedenti l’arrivo.
Queste misure hanno originato una scarsa disponibilità di navi per il trasferimento di merci a Cuba, ma non sono riuscite a spezzare lo spirito del popolo cubano, che ha continuato a sostenere le misure applicate dal Governo Rivoluzionario, per avanzare senza rinunciare allo sviluppo del paese, e continua unito e più fermo che mai, affrontando vittoriosamente la superbia imperiale.
* Ricercatore presso del Centro di Investigazioni Storiche della Sicurezza dello Stato
[1] Trump sanciona buques por transportar petróleo de Venezuela a Cuba, Granma, 4 de diciembre de 2019, p.2.
[1] Bloqueo, el asedio económico más prolongado de la historia, Andrés Zaldívar Diéguez, Editorial Capitán San Luis, La Habana, 2003, pp.55-56.
[2] Foreign Relations of United States, 1961-1963, Department of State, Washington, Volume XI, 1996, p.16.
[3] Diez Acosta, Tomás: La Guerra Sucia contra Cuba. Documentos de la Operación Mangosta, Tomo II, Editora Historia, La Habana, 2018, p.244.
[4] Foreign Relations of United States, 1961-1963, Department of State, Washington, Volume XI, p. 589.
[5] Acusa Fidel a E.U. por ataque pirata a otro barco de URSS, periódico Revolución, 28 de marzo de 1963, página 1.
[6] Kennedy Library Memorando de Gordon Chase, Washington, 3 de abril de 1963, FRUS, Vol. XI, p.748.
[7] “Whois Jorge Mas Canosa”, Gaetón Fonzi, revista Esquire, enero de 1993, p.120.
[8] Discurso pronunciado por el Comandante en Jefe Fidel Castro Ruz en el acto de recibimiento a la tripulación del buque mercante “Hermann”, efectuado en el monumento al Maine, en La Habana, el 1ro de febrero de 1990.