L’ONU segnala la violenza in Colombia nel bel mezzo di Covid-19

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L’Onu nella missione di verifica in Colombia ha sottolineato che, nel contesto della pandemia di Covid-19 che oggi colpisce il mondo, la violenza continua nei territori colpiti dal conflitto armato in questo Paese.

Dall’inizio della quarantena nazionale sono stati registrati da fonti nazionali sei omicidi di ex combattenti e di almeno 32 leader sociali. Dalla firma dell’Accordo di pace finale, 198 persone in procinto di tornare alla vita civile sono state uccise, ha detto in una dichiarazione.

Ha inoltre ribadito la sua preoccupazione per gli omicidi di ex membri dell’ex gruppo di guerriglieri FARC-EP (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia – Esercito del Popolo) che in buona fede hanno deposto le armi, di leader sociali e difensori dei diritti umani, nonché per le azioni violente contro le comunità nelle regioni colpite dal conflitto.

La Missione condanna la morte di Wilder Daniel Marín Alarcón, membro dell’ormai partito FARC, avvenuta il 7 maggio nel comune di Bello, dipartimento di Antioquia.

Con Wilder, ci sono già 24 casi di omicidi, nell’anno 2020, di coloro che sono impegnati nel suo processo di reintegro.

La Missione riconosce gli sforzi istituzionali e giudiziari che si stanno compiendo e spera che portino a risultati concreti, compreso il fatto che i responsabili dei crimini materiali e intellettuali siano consegnati alla giustizia.

Ha inoltre sollecitato il rafforzamento delle misure per smantellare le organizzazioni criminali e le loro reti di supporto, al fine di garantire la sicurezza degli ex combattenti, dei leader sociali e dei difensori dei diritti umani.

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