Cile e Covid, per fame e disperazione la gente in strada contro Pinera

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Mentre aumentano i casi di coronavirus e cresce il numero di morti per la pandemia in Cile, iniziano i primi sommovimenti contro il governo di Pinera per la gestione dell’emergenza e per la mancanza di lavoro e alimenti che rende letteralmente impossibile per una fascia consistente della popolazione continuare con il lockdown non mettendo a repentaglio la sopravvivenza sua e della sua famiglia.

E’ il caso del comune El Bosque, vicino la capitale Santiago, quando una protesta “callejera” sfida la pandemia apertamente. La manifestazione che ha avuto inizio in mattinata è stata duramente repressa dai famigerati Carabineros cileni con idranti e gas lacrimogeni.

“È facile dire resta a casa quando si ha uno stipendio garantito. La nostra gente sta morendo di fame e dobbiamo uscire. Questo non è per tutti”, ha dichiarato uno dei manifestanti in una trasmissione video sui social network.

Da parte sua, il sindaco di El Bosque, Sadi Melo, ha chiesto al governo nazionale Sebastián Piñera di occuparsi dell’emergenza sociale nella comune. “Stiamo affrontando una situazione di carestia. Questo è estremamente grave”, ha detto alla stampa, mentre ha definito le azioni dell’esecutivo “insufficienti”.

Il Cile, esperimento per eccellenza del neo-liberismo da parte della scuola di Chicago, è governato da un nostalgico di Pinochet ma, essendo un fedele vassallo di Usa e UE, gode dell’immunità di informazione da parte della libera stampa occidentale. Non vedrete queste immagini sui giornali italiani, non vedrete dei disastri che produce il neo-liberismo, dei disastri di quando a prevalere è il mercato sullo Stato, così come non vedete i successi delle gestioni socialiste. In Cina e Vietnam, in Asia. In Venezuela e Cuba per quel che riguarda l’America Latina.

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