Non abbiamo mai smesso di muoverci, di fare
Sono poco più di due mesi che siamo a Torino. Ogni ora, ogni giorno, ogni settimana, pesano sulla nostra nostalgia, ma il l’affaccendarsi rende il peso più sopportabile. Non abbiamo mai smesso di muoverci, di fare, che è il verbo della solidarietà.
Sono due mesi che scrivo, senza saltare un giorno, queste piccole cronache, di queste storie umane, più o meno fortunate, il cui scopo è far provare l’orgoglio che provo io quando accompagno questi cubani. Sono piccole riflessioni sulla scoperta di due mondi che vivono sovrapposti. E di un altro possibile, che sta nascendo.
Ieri, ad esempio, il dottor Miguel Acebo, uno pneumologo, ha parlato all’ospedale davanti ai medici italiani e ad altri che sono venuti per ascoltarlo. Il tema rivela l’essenza e anche la differenza della medicina cubana: “Semiologia dell’apparato respiratorio”.
La semiologia – o semiotica – medica studia i sintomi, i segnali del corpo umano che consentono, dall’esame fisico, di valutare e interpretare l’esistenza di una malattia. Come ha osservato il dott. Alessandro Martini alla fine della conferenza, i medici italiani sopravvalutano la tecnologia, e alcuni non ascoltano né toccano il paziente, ma fondano i loro criteri sui riscontri delle immagini tomografiche ed ecografiche.
È anche vero che a Cuba il blocco ci impedisce di avere questi moderni strumenti tecnologici, ma abbiamo trasformato la carenza in virtù. Non sottovalutiamo la tecnologia e i nostri medici hanno imparato rapidamente ad usarla, ma seguiamo un altro criterio di base: non esistono malattie, ma malati.
La direzione dell’ospedale ci ha chiesto un’altra conferenza nei prossimi giorni, sull’endocrinologia. Sarà tenuta dal dottor Maurio González.
Venerdì 19 giugno saranno trascorsi due mesi dall’entrata in funzione dell’ospedale, che attualmente ospita 40 pazienti ricoverati e 8 in terapia intensiva. Quel giorno, ci sarà un forum scientifico su richiesta e iniziativa della Brigata medica cubana. I ragazzi si preparano diligentemente e i lavori saranno presentati insieme con i medici italiani. L’evento sarà in qualche modo il culmine di tutti gli sforzi fatti in questi due mesi.
Non si limita all’attività ospedaliera: la brigata ha dato un suo sostegno anche al dormitorio delle donne “in situazione di strada”, come lo chiamano eufemisticamente, e alla progettazione di parchi infantili protetti epidemiologicamente. Ha anche visitato, in continuità assistenziale, alcuni pazienti dimessi presso le loro abitazioni. Finora sono stati programmati 11 interventi scientifici da parte cubana.
Quel giorno, il dr. Julio Guerra darà una conferenza sui risultati della Brigata Henry Reeve a Torino. Inizierà con il resoconto della sua storia ed esporrà il contributo di Cuba alla lotta contro la pandemia nel mondo.
Sono in programma altre due conferenze: una del dott. Sergio Lavigni sui risultati dell’Ospedale, e un’altra di un noto infettivologo della Regione sull’evoluzione della pandemia in Piemonte e il suo stato attuale. Sono state invitate personalità rilevanti della scienza e della politica regionali.
Stasera, un gruppo di giovani medici italiani ha voluto farci un regalo: hanno comprato 70 pizze, autentiche e deliziose, che abbiamo condiviso in ospedale. Sono venuti anche alcuni dirigenti, e qualcuno anche accompagnato dai parenti.
Enrique Ubieta