Vittorioso gennaio: Camilo e il Che sono arrivati all’Avana
Il 1° gennaio 1959, il popolo dell’Avana scese in piazza per celebrare il trionfo, dopo aver appreso della fuga di Fulgencio Batista, mentre le milizie del 26 luglio, secondo le istruzioni del comandante in capo Fidel Castro di “Rivoluzione sì; colpo di stato militare no”, si impadronirono dei posti di polizia, arrestarono gli scagnozzi e mantennero l’ordine, stabilendo così il potere rivoluzionario dal basso.
Intanto, nella città militare di Columbia, l’odierno Centro Escolar Ciudad Libertad, la farsa di un colpo di stato orchestrato dal tiranno stesso e realizzato dal generale Eulogio Cantillo, in coordinamento con l’ambasciata americana, veniva sgonfiata per impedire il trionfo dei ribelli, che avevano liberato metà del Paese. Dalla zona centrale dell’ex provincia di Las Villas, le colonne guerrigliere di Camilo e del Che iniziarono la loro avanzata verso la capitale.
Questa tappa della vittoria fu possibile solo grazie alla lungimiranza del massimo leader Fidel Castro nei momenti più difficili dell’Esercito Ribelle, che con soli 500 combattenti affrontò la cosiddetta offensiva estiva delle forze di Batista nel 1958.
Quell’operazione, battezzata dai generali vanagloriosi del regime come la “fine di Fidel”, consisteva essenzialmente nell’attacco coordinato di più di 10.000 soldati, sostenuti dall’aviazione, dalla marina, dai carri armati e dall’artiglieria, sulle postazioni ribelli in cima alla Sierra Maestra dalle sue pendici meridionali e settentrionali e nell’accerchiare e annientare i movimenti dei rivoluzionari nel resto della regione.
Il regime fu sconfitto nella cosiddetta offensiva estiva, quando le sue truppe furono logorate dalla resistenza dell’esercito ribelle, che stabilì una scaglionata difesa delle posizioni strategiche in montagna e nel successivo accerchiamento e resa di intere unità dell’esercito che si erano avventurate in montagna, come avvenne nella battaglia di Jigüe.
Quando le truppe rivoluzionarie non avevano ancora finito l’assimilazione della grande quantità di armi occupate dopo la vittoria, il 21 e 31 agosto, le colonne d’invasione n. 8 Ciro Redondo, comandato da Ernesto Che Guevara, partitono per Las Villas; e n. 2 Antonio Maceo, comandato da Camilo Cienfuegos, è arrivato a Pinar del Río.
La missione di entrambi avrebbe avuto un ruolo fondamentale nel vanificare i vari piani che si erano formati in quella fine d’anno contro il successo rivoluzionario, in cui il fattore tempo e la velocità delle azioni degli insorti avrebbero prevalso.
Fidel, venuto a conoscenza del colpo di Stato all’Avana, parlò a Radio Rebelde e denunciò la manovra controrivoluzionaria, e guidò uno sciopero generale, l’azione delle milizie e dei guerriglieri per prendere il controllo delle istituzioni repressive e mantenere l’ordine.
Allo stesso tempo, ordinò a Camilo e al Che di avanzare rapidamente verso la capitale e di prendere rispettivamente la fortezza di Columbia e La Cabaña, impedendo il consolidamento di un governo spurio.
Quando l’Eroe di Yaguajay arrivò in Colombia, trovò uno stato di completa demoralizzazione degli ufficiali e dei politici, che ore prima erano sottomessi ai disegni dei complottisti del colpo di stato, e prima dell’arrivo degli uomini barbuti li ricevettero con sorrisi e consegnarono il comando senza condizioni.
Il capo dei ribelli occupò e sciolse anche l’Ufficio per la repressione delle attività anticomuniste (BRAC), creato anni prima sotto la direzione dell’FBI e della CIA, e nel quale lo stesso Camilo fu torturato.
Intanto, il Ché arrivò all’Avana per la prima volta con la maggior parte delle sue truppe – composte essenzialmente da contadini e da gente umile – non conosceva nemmeno la capitale cubana ed entrò dall’autostrada centrale a pochi chilometri dal campo di Managua, dove centinaia di soldati e ufficiali non poterono agire contro la colonna dei guerriglieri.
Gli ufficiali e le truppe di La Cabaña si sono arresero con tutto il loro armamento di carri armati, artiglieria e nella piazza della fortezza le truppe insurrezionaliste trovarono centinaia di cananas e fucili abbandonati, oltre a cinture militari con il marchio degli Stati Uniti sulle loro fondine e pistole poste intorno alle decorazioni delle mura coloniali in pietra.
Entrambi i capi dei ribelli si dedicarono subito a consolidare la vittoria e si coordinarono con i leader del 26 luglio e con altre organizzazioni per garantire ordine e tranquillità, interrotti soprattutto dalla resistenza di alcuni assassini che si barricarono nella Manzana de Gómez, ma vennero neutralizzati.
Camilo e il Che ebbero il compito di preparare l’ingresso di Fidel nella capitale e lo fecero perfettamente per garantire l’ingresso trionfale del massimo leader rivoluzionario e della Carovana della Libertà all’Avana l’8 gennaio 1959, la bella città precedentemente liberata per sempre dai due leggendari comandanti.
Fonte: acn
Traduzione: italiacuba.it