Le esperienze di un medico cubano a Torino
Yoydel Santines, autore di Hilando puentes junto a Liudys Carmona (Ediciones El Abra), porta ai nostri lettori, in esclusiva per Cubadebate, il libro che racconta le sue esperienze ed emozioni a Torino (Italia) come membro della Brigata Henry Reeve.
Scarica il libro “Hilando puentes”, le pagine in cui Cuba e Italia si abbracciano per sempre.
Ripercorrere le pagine di questo libro non poteva che essere fatto con sensibilità e gratitudine. E, inevitabilmente, dall’amore che confonde le frontiere e ignora le distanze e gli oceani. Lo stesso amore che, mettendo insieme sogni e volontà, riesce a costruire ponti.
Così, Cuba e Italia si abbracciano in queste pagine con la forza di chi sa di essere sempre vicino, alla breve distanza di un nuovo abbraccio.
Come l’editore di questo volume, Reynaldo Duret Sotomayor, lo mette nero su bianco: “La realtà umana prende logica solo nel sacrificio personale, viene glorificata e magnificata dallo sforzo sociale. Il lettore troverà in Hilando puentes, al di là delle esperienze condivise, la voce seria dell’uomo, salvato dall’uomo”.
Così il libro è un vero ponte di solidarietà: “pittura verbale dove le parole conoscono la parola d’ordine per aprire prospettive e chiudere pregiudizi; esercizio di forza significativa; lievito che catalizza il cuore e forma fronde poetiche di piacevole effervescenza; inchiesta sull’uomo e le sue incertezze trasformata in discorso palliativo per chi soffre il suo malanno individuale, per rompere i confini e diventare il malanno collettivo.
Parole che disegnano l’abbraccio
Scritto a quattro mani, quelle del medico Yoydel Santines e della scrittrice Liudys Carmona, questa copia con il sigillo di Ediciones El Abra (Isla de la Juventud) arriverà nelle mani dei lettori di Cubadebate ancora prima che la sua versione stampata lasci la tipografia.
Nelle parole del suo editore, nella nota introduttiva, “Hilando puentes si pone come una sorta di testimonianza inedita. Fin dall’inizio della sua lettura riesce a comunicare – attraverso la sua fedeltà filosofica e la profondità espressiva dei testi – con le vibrazioni intime dei suoi autori”.
“Immersi nel disegnare il complesso oceano di dolore e allo stesso tempo di resilienza che si installa a seguito della pandemia COVID-19, riescono a offrire, non con l’uso di contorte figure retoriche, ma con una singolare padronanza delle strutture senso-percettive in cui la parola si inserisce, una visione espressionista – intimissimamente espressionista – dell’intensa lotta che uomini e donne della salute dispiegano in diversi scenari, principalmente l’Italia, dove Yoydel Santines Acuña è partito come membro della brigata.
L’abbraccio è anche disegnato nella tradizione di solidarietà di questi due popoli sulle due sponde dell’oceano. L’Italia è stata una delle nazioni europee con la maggiore forza nella voce e nel braccio per difendere le Grandi Antille, in diversi scenari, e dove molti dei suoi migliori figli e figlie hanno trovato una bandiera comune nelle nostre lotte: il rifiuto del blocco, la campagna internazionale per la liberazione dei Cinque, la condanna dell’inclusione di Cuba nella lista degli sponsor del terrorismo degli Stati Uniti, la difesa contro le manipolazioni dei media in agende costruite e finanziate da Washington, la richiesta del Premio Nobel per la Pace per i nostri medici e una lista che non può essere riassunta in poche allusioni ma con il comune denominatore dell’appoggio permanente ai nostri principi più inalienabili…
Le storie raccolte in forma di diario, nel misero spazio che Yoydel ha rubato alle sue ore di riposo a Torino, viaggiano in un viaggio tecnologico fino alle mani di Liudys sull’isola. Le parole e le emozioni diventano la connessione e l’impulso di due esseri che, oltre alla lettura come rifugio, condividono lo stesso compleanno in aprile, il comune dove sono nati (Manzanillo, Granma) e si sono incontrati, appunto, in un giorno di consultazione medica. L’incontro iniziale in cui Liudys gli regalò un libro per bambini di cui fece tesoro, anche se non aveva ancora avuto la gioia di essere padre.
La sua piccola Alessandra sarebbe arrivata più tardi, battezzata con un nome italiano, per coincidenza. E il libro ci parla anche di lei, di come un neonato di meno di tre anni vive l’assenza di un padre che lotta per preservare il sorriso e la fede degli altri bambini.

Regreso de Brigada Medica cubana de Italia. Foto Ismael Francisco Cubadebate
Lettera da mani adulte, dall’anima di un bambino che non sa ancora scrivere.
C’è un testo nel libro che riassume tutto, la lettera che diventa cronaca, o il contrario, per scatenare tutte le emozioni in un solo colpo di parole:
1 giugno 2020, Isola della Gioventù, Cuba.
Alessandra non vede suo padre da molto tempo. Quando chiede a sua madre di lui, lei risponde che è un eroe, in un castello lontano che combatte un piccolo insetto molto cattivo che vuole far ammalare la gente – per una bambina che non ha ancora tre anni, questa è una risposta adeguata.
Alessandra non capisce perché non può uscire a giocare, perché deve stare da sola con la mamma, perché quando qualcuno viene a trovarla deve correre a mettersi quel piccolo foulard che le copre il naso e la bocca. A volte pensa che sia meglio ascoltare la mamma e non fare tante domande e sorride, sorride sempre. Quando Alessandra è felice il suo sorriso stellato illumina tutto.
Chiede un dolcetto quando è arrabbiata. Se è triste, chiede del papà alla sua bambola.
Oggi la mamma ha una nuova foto di lui. Alessandra non lo riconosce, forse pensa che sia un astronauta (come quello delle bamboline in tv che va a visitare la luna); non ha la bocca di papà, il naso di papà, le orecchie di papà, e i suoi occhi – intrappolati in quella maschera di vetro – non sembrano nemmeno quelli di papà. La mamma le spiega – perché ai bambini bisogna dire la verità, la verità che possono capire – e Alessandra sorride di nuovo. Lei sa che dietro quella maschera c’è papà che si prende cura di se stesso. Lei sa che l’insetto cattivo non lo sconfiggerà e lo aspetta. Lei lo aspetta, felicemente. Papà tornerà presto dal castello.
Poi lei gli darà il più grande bacio dell’universo.
Nota del lettore: per favore leggete urgentemente questo libro, qualcuno che non ha avuto il tempo di dormire, di risparmiare, lo ha scritto per voi.
Dopo questa testimonianza in forma di missiva, ogni parola sarebbe superflua. Basterebbe sottoscrivere quelle di Duret Sotomayor quando chiarisce come entrambi gli autori “in magistrale simbiosi, scambiano le rispettive correnti narrative per offrire un ‘insieme peculiare’. Con il qui-qui-ora assumono con successo due questioni indispensabili per costruire una buona opera letteraria: azione e pensiero”.
E alla grata sincerità dei loro testi e alla forza delle emozioni, si unisce un’altra certezza: questi due Manzanilleros con l’anima di Isla “viaggiano, senza trascurare le forme del linguaggio colloquiale, verso lo spirito di esseri deceduti o meno a causa del COVID-19; infiammano la loro riserva verbale di architettura scossa, sottolineando la consapevolezza che l’essere umano esplora per traboccarne gli aspetti ”, come sintetizzerebbe eloquentemente l’editore di questo viaggio in lettere. “Girano, intrappolando matasse testimoniali e articoli che altri aggiungono nella loro scia, ponti di modanature arricciate, singolari sussulti di luce all’interno dell’oscurità più implacabile; dipingono una tela emozionale e invulnerabile di luminosità al di là delle forme che sottendono ed emergono dal cupo pedinamento della morte”.
Yoydel fa tesoro delle storie che ha raccontato e di quelle che tiene per sé, dopo essere tornato dalla sua prima missione a Torino, dove ha difeso il diritto alla vita accanto ai medici del paese di Garibaldi… La terra che non posso mai sentire lontana nella geografia, quando il mio cuore sa che è una delle due patrie di mia figlia. E in mezzo all’intensità dei suoi giorni come medico, ora in una nuova missione in Messico, continua a rubare minuti al suo riposo per dare a voi, il lettore di Cubadebate, il libro così come lo ha sentito e vissuto. Testimonianza che troverete alla fine di queste righe.
Ora mi permetto un’ultima raccomandazione, nella mia audacia di lettore vorace e grato di questa proposta editoriale che è arrivata nelle mie mani attraverso Claustrofobias Promociones Literarias (un progetto esperto anche nel costruire ponti, con l’appoggio incondizionato di Yunier Riquenes e Naskicet Domínguez) e Ediciones El Abra, la famiglia editoriale che ha fatto molto per rendere la Isla de la Juventud, un’isola di (buoni) libri. Grato anche, e soprattutto, a Yoydel e Liudys per i molteplici modi di abbracciare – persone e paesi – che hanno trovato in queste parole nate, necessariamente, dall’anima.
La mia raccomandazione sembra quasi un post scriptum o una sorta di nota del lettore: rifugiatevi in queste pagine, trovate spazio nella vostra giornata, trovate il tempo per questo. Come volete… ma vi prego, vi prego, leggete questo libro con urgenza, qualcuno che non ha avuto il tempo di dormire, di risparmiare, lo ha scritto per voi.
Nel video, il medico Yoydel Santines offre dichiarazioni esclusive a Cubadebate sul suo libro
Scarica il libro Hilando puentes, di Ediciones El Abra (PDF 1.86 MB)
Fonte: CUBADEBATE
Traduzione: italiacuba.it