Gli Stati Uniti e il diritto “umano” di bloccare il popolo di Cuba
Forse con un certo imbarazzo – ha alzato a malapena lo sguardo dal foglio che gli era stato dato da leggere – il rappresentante degli Stati Uniti all’ONU ha cercato di giustificare ancora una volta, con le stesse bugie di sempre, la politica di blocco genocida che il suo paese mantiene su Cuba.
“Il popolo degli Stati Uniti appoggia il popolo di Cuba”, è stata la prima cosa che ha detto dopo aver ascoltato una dozzina di oratori, tra cui il ministro degli Esteri cubano che denunciava il danno che il blocco rappresenta, da tutti i punti di vista, per i cubani.
Il coordinatore politico della missione degli Stati Uniti alle Nazioni Unite, Rodney Hunter, ha anche detto che le sanzioni imposte ai paesi sono un modo legittimo per portare avanti la politica estera, le questioni di sicurezza nazionale e altri obiettivi.
“Gli Stati Uniti non sono soli in questa visione o in questa pratica. Le sanzioni sono solo una serie di strumenti nel nostro più ampio sforzo verso Cuba per far avanzare la democrazia, rispettare i diritti umani e aiutare il popolo cubano a esercitare le libertà fondamentali scritte nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”, ha detto Hunter. “Quindi, ci opponiamo a questa risoluzione”.
Le sue parole suonano più false e vuote che mai se si tiene conto che sono state pronunciate nel contesto di una pandemia globale di cui il suo paese approfitta, in modo opportunistico e vigliacco, per mantenere e prolungare un blocco economico che dura da più di sessant’anni.
C’è tra le libertà fondamentali scritte nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani il diritto all’applicazione di sanzioni il cui unico obiettivo – come prescritto nei primi anni ’60 dall’Assistente Segretario di Stato Lester Mallory – è cercare di sottomettere, attraverso la fame e la miseria, la scelta politica indipendente e sovrana di un paese?
Il ricatto esercitato sull’attuale amministrazione da una banda di mafiosi, creata contro Cuba durante la guerra fredda, da quella stessa “democrazia esemplare” che oggi legifera in un Campidoglio fortificato, è tra le questioni di sicurezza nazionale?
In realtà, gli Stati Uniti non si sono mai preoccupati dei diritti del popolo cubano. E c’è la storia – che Obama, “il buono”, non voleva farci dimenticare – a confermarlo.
Nella loro manipolazione del cosiddetto destino manifesto – una spudorata invenzione di autoproclamarsi nazione destinata ad espandersi – i “democratici” imperialisti statunitensi negarono, ai tempi di Hamilton Fish, il riconoscimento della belligeranza ai patrioti cubani. La stessa cosa fu fatta da Cleveland e McKinley durante la guerra del ’95, contro la maggioranza e i veri sentimenti del popolo americano.
Durante le due guerre contro il colonialismo spagnolo, mentre vendevano all’ingrosso armi e cannoniere all’esercito spagnolo, bloccavano e perseguitavano, attraverso l’uso di spie e tribunali, le spedizioni che gli esuli cubani in quel paese, con il sacrificio dei loro risparmi, riuscivano a mettere insieme per inviare rifornimenti ai combattenti indipendentisti nella manigua.
Dai tempi dei frutti maturi – l’emendamento Platt e la Repubblica hanno mediato -, gli unici interessi che gli Stati Uniti hanno difeso a Cuba sono i loro.
E il popolo cubano che oggi affermano di sostenere non è altro che i piccoli gruppi di mercenari che, da più di sessant’anni, addestrano e finanziano per giustificare il blocco che, secondo i loro deliri, culminerà un giorno in un bagno di sangue “umanitario”.
L’ultima prova di questo “amore” sfrenato per il popolo cubano è stata data all’ONU dal coordinatore politico della missione statunitense all’ONU, Rodney Hunter, quando ha difeso – con cinismo imbarazzato – il “diritto umano” di mantenere intatte, in mezzo a una pandemia, le 243 sanzioni contro Cuba – 55 delle quali prese durante il 2020 – imposte da Donald Trump.
Fonte: CubaSi
Traduzione: italiacuba.it