Paese bloccato, Paese in piedi
Non ci sono state sorprese: l’appoggio alla relazione “Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America”, presentata da Cuba questo mercoledì all’ONU, è stato quasi unanime. Il mondo ha respinto ancora una volta l’assedio economico, finanziario e commerciale che il governo degli Stati Uniti ha mantenuto per più di sei decenni contro il popolo di Cuba.
La condanna della misura coercitiva è da tempo una tradizione dell’organismo multilaterale. Così come l’arroganza della potenza aggressore, che ha ignorato le richieste della grande maggioranza dei paesi del mondo.
Il blocco (l’embargo, come viene anche chiamato eufemisticamente) è una delle politiche meno popolari nel concerto delle nazioni. E anche se il governo degli Stati Uniti insiste che si tratta di una questione bilaterale, in realtà è extraterritoriale e in violazione del diritto internazionale.
Ma ciò che è peggio è il danno che ha fatto a una nazione e ai suoi cittadini, al punto che è stato definito genocida. Al di là della retorica delle amministrazioni statunitensi che si sono succedute, l’obiettivo del blocco è quello di affamare e ridurre alla sottomissione un popolo, di spingerlo a rovesciare il suo governo, di smantellare il suo sistema politico e sociale.
Sei decenni dovrebbero essere sufficienti per dimostrare il fallimento di quella politica. Cuba è ancora in piedi. Ma il costo per intere generazioni di cubani è stato immenso. In cifre significa miliardi di dollari di perdite annuali.
Sarebbe difficile per qualsiasi economia di qualsiasi paese far fronte, o persino sopravvivere, a un blocco così intenso e prolungato. Cuba l’ha fatto.
E nonostante tante aggressioni, ha raggiunto molti successi in vari settori dello sviluppo umano e sociale. L’efficacia dei candidati vaccini contro il Covid-19 è un esempio recente. Che un paese bloccato abbia ottenuto questo non è un miracolo: è la volontà e lo sforzo quotidiano di un popolo che ha fiducia nel suo progetto di società. Che sogna e costruisce.
Fonte: CubaSi
Traduzione: italiacuba.it