Il blocco impedisce la presenza naturale di Cuba su Internet
Il blocco statunitense ha causato l’ingresso tardivo di Cuba in Internet ed è l’origine dei fenomeni che la nostra società sta vivendo per entrare nell’ambiente digitale, ha spiegato la giornalista Rosa Miriam Elizalde.
All’inizio, Washington ha progettato una politica per escludere l’isola dalle reti sociali. Con la legge Torricelli, promulgata da George Bush nel 1992, gli Stati Uniti hanno vietato all’isola di beneficiare del pieno potenziale del cyberspazio, ha affermato.
“Ad oggi, il nostro paese può solo ricevere informazioni via Internet, ma la legislazione statunitense limita la partecipazione di Cuba all’economia digitale, né può ricevere altri benefici che hanno un impatto sullo sviluppo dei cubani”, ha commentato la specialista.
In un’intervista a Prensa Latina, la dottoressa in Scienze della Comunicazione ed esperta cubana di questi temi ha ricordato come ai cittadini viene impedito l’accesso a centinaia di siti e servizi, la maggior parte dei quali sono gratuiti per gli altri utenti di internet, il che limita la ricerca e lo sviluppo di qualsiasi tipo.
L’accesso alle risorse informatiche è proibitivo per Cuba, che è costretta ad acquistarle in mercati lontani. Questa combinazione di fattori ostacola la presenza naturale di Cuba su Internet”, ha sostenuto.
A questa realtà si aggiungono le campagne tossiche che l’isola subisce dal territorio statunitense, con l’appoggio della destra transnazionale che si mobilita alla velocità di un clic.
Attraverso le reti, i cubani stanno subendo una guerra di comunicazione senza precedenti, in cui tutti i tipi di tattiche di disinformazione vengono utilizzati con nuove metodologie e strumenti.
Prensa Latina (PL): Perché le reti sociali sono lo scenario ideale per promuovere queste manovre manipolative?
Rosa Miriam Elizalde (RME): Le campagne contro Cuba non sono recenti, risalgono al 1959 e hanno sempre cercato la stessa cosa, rovesciare il governo.
Ciò che è nuovo oggi è che gli Stati Uniti stanno usando le piattaforme digitali con l’intero arsenale delle operazioni di guerra dell’informazione.
Abbiamo visto qui molte delle novità del confronto non convenzionale e cibernetico applicate dal Pentagono e dalle agenzie di intelligence statunitensi contro altri paesi.
Lo scopo della cosiddetta guerra non convenzionale è quello di evitare l’invio di soldati sul terreno. I media e le reti sociali permettono di generare spazi di consenso senza i costi dell’intervento militare. Rendono più facile plasmare gli scenari politici attraverso la costruzione del consenso e il controllo sociale.
In un mondo supertecnologico, la comunicazione è diventata l’elemento centrale nella disciplina dei paesi.
Più la società è frammentata, più queste armi di guerra hanno il potere di confezionare lo stesso di colonizzazione per le centinaia di migliaia di bolle in cui il pubblico è segmentato.
PL: Come gioca il contesto della pandemia di Covid-19?
RME: L’isolamento sociale ha aumentato la dipendenza tecnologica. Le persone passano più ore davanti allo schermo, quasi la metà delle loro ore di veglia. È un contesto che riguarda tutte le aree della nostra vita, dove i dispositivi e le piattaforme accedono alla nostra vita quotidiana come mai prima.
Allo stesso tempo, i media sono in competizione per la rappresentazione di ciò che milioni di persone possono vedere e immaginare, mentre le fake news e la viralizzazione di contenuti spazzatura sono in aumento.
PL: Che ruolo hanno le grandi compagnie tecnologiche nella guerra dei media contro Cuba?
RME: Le piattaforme sociali – Google, Twitter, Youtube, Facebook e Instagram, principalmente – sono complici in questi processi di disinformazione contro Cuba e altri governi progressisti della regione.
Si sono voltati dall’altra parte di fronte alle esplosioni di violenza che hanno stimolato le nevrosi sociali durante le cosiddette guarimbas in Venezuela nel 2017 o il colpo di stato contro il presidente boliviano Evo Morales nel 2019. Ma gli eventi più recenti a Cuba sono amplificati. Tutto è documentato.
PL: Come è nato #SOSCUBA?
RME: Questa campagna tossica non è iniziata l’11 luglio, ma molto prima. I laboratori della Florida hanno impostato l’operazione di reti, è stato dimostrato. Il ministro degli Esteri cubano Bruno Rodríguez ha denunciato Proactivo Miami e ha chiesto a Washington di negare tale accusa, cosa che non hanno fatto.
Cosa succederebbe se per un momento fosse il contrario, se gli Stati Uniti accusassero un’impresa dell’Avana di organizzare un’operazione in rete contro la popolazione civile?
Né Twitter ha fatto nulla per impedire questa operazione, che ha coinvolto sistemi automatizzati (robot), cybertroop e ondate di fake news, nei giorni prima e dopo le rivolte dell’11 luglio a Cuba.
Da allora il nostro paese è stato vittima di tutte le tecniche conosciute di guerra cibernetica e di operazioni di informazione utilizzate dall’esercito statunitense contro i suoi nemici.
PL: Come si difende Cuba in questi scenari?
RME: Cuba si difende con la verità. Questa è una grande lezione che Fidel Castro ci ha lasciato. Abbiamo avuto più di 60 anni di blocco e vessazioni, di strategie per annientare i cubani con la fame e la disperazione, con problemi irrisolti di ogni tipo.
Ma questo è un progetto in cui gli ideali di libertà e giustizia vanno di pari passo. L’isola si difende quando riesce a far sì che questa realtà complessa, eroica e a volte contraddittoria sia rappresentata così com’è nella vita quotidiana, che è già un misto di spazio fisico e digitale.
PL: Quali sono le sfide del paese nella sfera digitale?
RME: Capire che internet è qui per restare, che è uno spazio per la costruzione dell’egemonia e della contestazione politica. Pertanto, dobbiamo imparare a coesistere in questa nuova ecologia sociale, rafforzare i valori umanisti e solidali e creare i nostri strumenti.
Dobbiamo capire che le piattaforme digitali e i nuovi spazi di socializzazione non sono neutri e che è necessario stimolare il pensiero critico di fronte a questa realtà. Non c’è altro modo.
Fonte: Prensa Latina
Traduzione: italiacuba.it