Differenti imperi, stessi pretesti

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Contro la Rivoluzione Cubana hanno dispiegato tutta la loro immaginazione per creare molti Maine, dalle provocazioni dell’Operazione Mangusta sino alla farsa della Sindrome dell’Avana.

Gli annali degli imperi, che nel corso della storia hanno esercitato il loro dominio sui popoli, hanno sempre, nelle loro pagine, abbondanti storie sul ruolo dei mercenari nelle loro conquiste o nella repressione della resistenza.

Non mancano le narrazioni scritte e orali sulla fabbricazione di pretesti per invadere e impadronirsi di territori vicini o per tenere a bada la ribellione popolare mettendo a tacere qualsiasi clamore di indipendenza.

Recentemente abbiamo ricordato il triste episodio della fucilazione degli studenti di medicina accusati, falsamente, di aver rotto il vetro della tomba di un giornalista spagnolo nemico dell’indipendenza, don Gonzalo de Castañón, il 27 novembre 1871.

Un atto di odio e revanscismo commesso dal Corpo dei volontari al servizio del potere coloniale spagnolo.

Non c’è nulla di assurdo, benché lo sembri, la famosa “sepoltura del gorrión (passero)” avvenuta anche in epoca coloniale, mentre si svolgeva la Guerra dei Dieci Anni.

Secondo quanto ci racconta la storia, un passero era caduto morto in Plaza de Armas ed i volontari accordarono di fargli una sepoltura di carattere patriottico, con onori militari, messa e canti.

Il corpo del passero percorse Matanzas, Cárdenas e Puerto Principe, dove gli resero omaggio le autorità spagnole e le più illustri famiglie furono costrette, dai volontari, a rendere omaggio al “martire caduto”.

Di ritorno al Castillo de la Real Fuerza, lo collocarono in una carrozza funebre che, scortata da un battaglione e dalla banda musicale dei volontari, portò il Corpo al Cimitero di Colón, dove fu sepolto.

Un gatto, sembrando “colpevole” della morte del passerotto, fu considerato mambí, sottoposto a Consiglio di Guerra e fucilato.

Dobbiamo ricordare che gli spagnoli erano chiamati passeri e i cubani bijiritas (altro tipo di passero ndt). Questa sepoltura servì alla stampa dell’epoca per lodare il coraggio, l’audacia e il patriottismo degli spagnoli e al Corpo dei volontari per mostrare il loro dominio e l’odio per gli insorti.

Erano quegli anni in cui i cattivi cubani, lacchè di Spagna, indossando, orgogliosi, l’uniforme di ascari o il fiammante abbigliamento delle Guide di Weyler, tacchettando un fandango andaluso nello storico Café de Ligeros, celebravano la morte di qualche capo mambí.

Qualsiasi somiglianza con altri cubani, che si radunano in certi luoghi di Miami per gridare all’invasione militare straniera della loro terra di origine, per schiacciare dischi di musicisti patrioti o per chiedere tre giorni di permesso per uccidere, non è casuale coincidenza.

Come non lo è quando, dalla propria terra, alcuni nipoti di Media Cara richiedono l’invio di marines yankee per porre fine all’opera di tanti anni di impegno e sacrificio, rinnegano il loro sangue e la loro storia e si inginocchiano ai piedi degli stranieri.

Il nascente impero USA si valse di un pretesto, l’esplosione della corazzata Maine, famoso per i suoi precedenti di persecuzione delle spedizioni mambise, per dichiarare guerra alla Spagna e impadronirsi di Cuba, Portorico, Filippine e altri suoi possedimenti (spagnoli ndt) d’oltremare.

Qualsiasi pretesto contò sempre sulla collaborazione prestata dai loro lacchè, e li servì durante la pseudo-repubblica al fine di occupare l’isola ogni volta che lo valutarono conveniente.

Contro la Rivoluzione Cubana hanno dispiegato tutta la loro immaginazione per creare molti Maine, dalle provocazioni dell’Operazione Mangusta sino alla farsa della Sindrome dell’Avana.

Differenti imperi, stessi mercenari, stessi pretesti per soggiogare l’Isola, stessi risultati: non hanno mai potuto né potranno, né allora né oggi, mettere a tacere la ribellione di una nazione nata per essere libera, giusta e indipendente.

Fonte: Granma

Traduzione: cubainformazione.it

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