Ascolta, Biden, Cuba non è una mela

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Parole pronunciate dall’avvocato José Pertierra, nell’ambito della FIL (Fiera Internazionale del libro) di Guadalajara, all’evento “Cuba e le sue circostanze: i colpi del blocco”, 4 dicembre 2021.

Ogni volta che vengo in Messico, in qualsiasi parte del Messico, mi sento a casa.

Come disse il nostro grande maestro José Martí: “Se non fossi cubano, vorrei essere messicano; ed essendolo gli offrirei il meglio della mia vita”.

Io sono un avvocato. Vivo ed esercito la mia professione a Washington, DC., dove mi dedico a difendere gli immigrati perseguitati da La Migra, e (con i miei modesti sforzi) a cercare di proteggere Cuba dalle incessanti vessazioni di Washington.

Gli USA sono ossessionati da Cuba. Non concepiscono che sia un paese sovrano e indipendente. Per dominare l’isola, hanno imposto un blocco brutale, il cui scopo è soffocare il popolo cubano affinché si ribelli al governo. Così lo espresse Lester Mallory, Vice Segretario di Stato, in un memorandum segreto del Dipartimento di Stato, datato 6 aprile 1960. Cito il documento: “…dobbiamo impiegare, rapidamente, una linea d’azione che… raggiunga i maggiori progressi nel privare Cuba di denaro e forniture, per ridurre le sue risorse finanziarie e salari reali, causare fame, disperazione e il rovesciamento del Governo”.

Lì, in quel memorandum, troviamo la ragion d’essere del blocco.

Il blocco viola il diritto internazionale ed i principi fondamentali della convivenza tra le nazioni. È un atto di guerra, un tentativo di genocidio contro il popolo cubano, soprattutto durante questa pandemia di COVID. Viola l’articolo II b e c della Convenzione sulla Prevenzione e Castigo del Genocidio adottato dalle Nazioni Unite nel 1948, e persino la screditata OSA considera l’aggressione economica un crimine internazionale.

Non sorprende che l’ONU abbia votato, con una schiacciante maggioranza (quasi unanime) in più di 30 occasioni, una risoluzione che condanna il blocco.

Ma il blocco non è l’unica ingerenza del governo USA per cercare di effettuare un cambio di regime a Cuba. Negli ultimi 25 anni, Washington ha stanziato più di 25 milioni di $ l’anno per cercare di far cadere il governo cubano. Ossia per lo meno 625 milioni $. Dico “per lo meno”, perché quelli sono solo i fondi pubblici. Sappiamo che hanno anche stanziato  milioni di dollari all’anno per progetti sotto copertura, e quei fondi non sono divulgati.

L’investimento multimilionario degli USA a Cuba è quello di cercare di stimolare il più possibile la critica al governo cubano. Una critica che, grazie alle reti sociali e alla tuberia di denaro che  Washington investe, è molto sovradimensionata. Con tale denaro, creano dirigenti dell’opposizione e cercano di sedurre i giovani e i più vulnerabili affinché si agitino per il rovesciamento del governo. Non intendo suggerire che tutti i dissidenti, a Cuba, siano assoldati dagli USA.

La cosa non funziona così. Washington, ed i suoi amichetti di Miami, analizzano la società cubana per identificare i settori della popolazione più suscettibili alla seduzione attraverso una critica eccessiva delle carenze del governo.

La vita a Cuba è dura. Non è facile promuovere un’economia prospera, quando il paese più potente del pianeta sta cercando di soffocarlo. La pandemia ha anche colpito l’isola. Cuba ha dovuto chiudere i suoi confini al turismo per mesi, a causa del COVID. Senza le divise del turismo e senza accesso a prestiti internazionali, molti stanno soffrendo e molti sono disgustati. Con il governo, con la burocrazia e con la vita.

Sia Washington che Miami alimentano e amplificano le lamentele comuni dei cubani della strada. La marcia del 15 novembre, mai avvenuta, ha generato 185 dichiarazioni minacciose del governo USA, tra il 22 settembre e il 16 novembre. Tuttavia, per quanto ne so, Washington non ha emesso dichiarazioni sulle 103 persone, in Colombia, che hanno subito lesioni agli occhi, tra aprile e luglio di quest’anno, causate intenzionalmente dalla polizia antisommossa. O sulle 463 persone che hanno riportato ferite agli occhi durante manifestazioni pacifiche in Cile.

Contrariamente a quanto molti pensano, l’ossessione USA per Cuba non è iniziata con il trionfo della Rivoluzione. Washington ha sempre dato per scontato che Cuba gli appartenga. Che l’isola è loro.

Un segretario di Stato USA, John Quincy Adams, dichiarò, nell’aprile 1823, che “così come una mela che si stacca dal suo albero a causa di una tempesta  solo può cadere a terra, Cuba, separata dalla Spagna con la forza e incapace di sussistere da sola, non può che gravitare verso l’Unione Nordamericana”.

Sapete che nel XIX secolo il presidente USA, James Polk, offrì alla Spagna 100 milioni di dollari per Cuba? La Spagna non gliel’ha vendette.

Sapete che la bandiera cubana fu issata per la prima volta -non a Cuba- bensì a Manhattan nel 1850, sulla terrazza dell’edificio del New York Sun, come segno premonitorio di una pronta annessione agli USA?

L’Emendamento Platt fu  il giogo che gli USA usarono per dominare Cuba dal 1902. Diede a Washington il diritto permanente di governare indirettamente Cuba, includendo la potestà di intervenire militarmente sull’isola. Sequestrò anche il territorio cubano a Guantanamo per una base navale, che ultimamente è diventata famosa come il luogo dove Washington tiene (senza un dovuto processo legale, senza processo ma torturati) decine di prigionieri. L’unica parte di Cuba dove si torturano i prigionieri.

Il blocco è un nuovo Emendamento Platt. La legge Helms-Burton conferisce al Congresso USA la potestà di decidere quale forma di governo per Cuba e quali candidati sono accettabili per Washington.

Le vessazioni di Washington contro Cuba, dopo il trionfo della Rivoluzione, sono state violente. Dopo un’invasione fallita nel 1961, ha lanciato azioni terroristiche contro l’isola usando molti cubano-maiamensi. Anche sabotaggio biologico.

Forse voi avete sentito alcuni di questi terroristi invocare, gridando, un intervento militare USA contro Cuba. Che piovano bombe dagli USA sulle strade dove prima camminavano i loro genitori, i loro fratelli e i loro vicini. Qualcosa di insolito.

Gran parte dei milioni di dollari che gli USA hanno stanziato per il cambio di regime a Cuba rimane a Miami, dove ha generato un’industria di odio contro l’isola.

Un odio che sfocia nella demonizzazione non solo di Cuba, ma anche dei Democratici e di Joe Biden. Solo a Miami possono pensare che Joe Biden e Kamala Harris siano comunisti e che Cuba sia uno stato fallito. Ma questa è la menzogna che hanno ingoiato, grazie all’uso cinico delle reti sociali da parte dei gruppuscoli che ricevono la pioggia di dollari da Washington.

Il governo di Joe Biden ha deciso di rompere con la politica di Obama verso Cuba, per lusingare i votanti trumpisti – cubano maiamensi. Votanti che ancora pensano che il vero vincitore delle elezioni presidenziali sia stato Trump e che Biden non sia un presidente legittimo.

Ma ci sono altri votanti di origine cubana a Miami che pensano diversamente e che hanno sostenuto Biden nelle ultime elezioni, proprio perché ha promesso loro di revocare le sanzioni di Trump e consentire loro di inviare rimesse ai propri parenti sull’isola.

Per vincere più votanti in Florida, Biden deve differenziarsi da Trump. I trumpisti non voteranno mai i democratici. Obama ha vinto la Florida proprio perché si è distinto dai politici repubblicani.

Aspiriamo ad una relazione di normalità, di pace, tra Cuba e gli USA. Che gli USA ci tolgano il ginocchio che hanno sul nostro collo e ci lascino respirare. Che tolgano le sanzioni ed il blocco. Che usino i milioni e milioni di dollari non per cercare di cambiare il governo cubano, ma per vaccinare il Terzo Mondo.

Listen (ascolta) Biden, Cuba non è la mela che John Quincy Adams disse che andava a gravitare verso gli USA quando fosse caduta da un albero. Cuba è una nazione orgogliosa. Libera e sovrana. Biden e i suoi consiglieri dovrebbero studiare la filosofia politica di Benito Juárez, di Oaxaca, che saggiamente espresse che “il rispetto del diritto altrui è la pace”.

Fonte: CUBADEBATE

Traduzione: cubainformazione.it

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