Intervista radiofonica concessa da Miguel Díaz-Canel Bermúdez al giornalista argentino Atilio Borón (resoconto integrale)
Díaz-Canel: Quando si analizzano le ragioni della politica imperiale contro Cuba, non ce ne sono, ci sono solo ragioni.
“Non ci arrenderemo, continueremo a resistere, ma con un concetto di resistenza creativa, che è esattamente il modo in cui stiamo affrontando il COVID-19 (pandemia); in altre parole, resistiamo, ma in quella resistenza, con talento, sforzo e intelligenza, cresciamo anche, e in mezzo a quella resistenza siamo in grado di andare avanti”.
Questa è stata una delle idee sviluppate dal Primo Segretario del Partito Comunista e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, in un’intervista concessa all’eminente intellettuale latinoamericano Atilio Borón, per le stazioni radio argentine Madres de la Plaza de Mayo e l’Università Nazionale di Avellaneda, e che fu anche riprodotta in varie stazioni radio comunitarie in Venezuela, Argentina, Ecuador e altri paesi.
Cubadebate lo riproduce integralmente:
Intervista radiofonica concessa da Miguel Díaz-Canel Bermúdez, Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica, al giornalista argentino Atilio Borón, il 23 aprile 2022, “Anno 64 della Rivoluzione”.
(Resoconto integrale degli atti – Ufficio del Presidente della Repubblica)
Atilio Borón: È un onore per noi di Radio Madres de la Plaza de Mayo, a Radio Universidad Nacional de Avellaneda, accogliere nientemeno che il presidente di Cuba, Miguel Díaz-Canel Bermúdez.
Presidente, la ringrazio molto per questa intervista, è un grande piacere averla nelle nostre radio.
Miguel M. Díaz-Canel: Grazie, Atilio. Le siamo grati per averci dato questa opportunità di comunicare con lei, con il popolo argentino, con gli amici che abbiamo lì e con questo popolo fraterno.
Atilio Borón: Molto bene, molto bene!
Presidente, una prima domanda inevitabile, perché stiamo seguendo molto da vicino quello che sta succedendo con il blocco, e abbiamo visto che con il cambio di presidente negli Stati Uniti ci sono state alcune persone qui che hanno dato per scontato che con Biden e i democratici ci sarebbe stata una revisione, che Biden era stato il vicepresidente di Obama e questo e quello; ma non è successo niente di tutto ciò. Perché non ci parla un po’ della situazione di Cuba, che è ancora sotto questo blocco che dura da sei decenni?
Miguel M. Díaz-Canel: Va bene, Atilio.
Per parlare e capire la questione del blocco in questo momento, bisogna anche collocarsi nel complesso contesto internazionale e nel ruolo che il governo degli Stati Uniti svolge nella sua ambizione egemonica.
In primo luogo, oggi c’è uno scenario di disputa simbolica, di potere, di guerra culturale e comunicativa che lo stesso governo degli Stati Uniti proclama da anni e che oggi lascia diverse società del mondo inerti, indifese e svantaggiate.
C’è un insieme di fattori, una crisi multidimensionale che è stata accelerata dalla pandemia e questo ha portato all’alienazione sociale e alla depoliticizzazione di certe società, e dove ci sono addirittura situazioni a favore di una destra ultraconservatrice, dove ci sono già sfumature di neofascismo.
Così, il blocco di Cuba oggi deve essere visto come un blocco con un cognome, e questo cognome è: intensificato. Non è il blocco che abbiamo affrontato e a cui abbiamo resistito per tutti questi anni; è un blocco che si è intensificato e che ha avuto un grave impatto sull’economia e sulla vita della popolazione. È stato intensificato, in primo luogo, dalle 243 misure attuate dall’amministrazione Trump e mantenute inalterate dall’amministrazione Biden, indipendentemente dal fatto che sono state approvate da un’amministrazione repubblicana e sono state ora proseguite da un’amministrazione democratica, il che dimostra l’ipocrisia, i doppi standard che esistono in tutta la politica imperiale, in questa falsa democrazia che è così diffusa negli Stati Uniti, nei suoi commenti e nelle sue esortazioni.
All’interno di queste misure, ci sono alcune cose molto gravi per Cuba: in primo luogo, l’inclusione di Cuba nella lista dei paesi che sponsorizzano il terrorismo, e in secondo luogo, l’approvazione del titolo 3 della legge Helms-Burton che, come sapete, internazionalizza il blocco.
Pertanto, queste misure ci hanno privato del carburante e anche delle rimesse; hanno avuto un effetto molto dannoso sul commercio estero cubano, sull’accesso ai finanziamenti, sull’aumento del costo delle importazioni e sulla capacità di attrarre capitali per lo sviluppo. Ha anche un impatto sulla disponibilità di energia, sulla disponibilità di forniture alimentari, di medicinali, di pezzi di ricambio per i trasporti, e quindi influisce anche sui trasporti e sul potere d’acquisto del reddito della nostra popolazione. Questo genera tensioni straordinarie, specialmente nel mezzo degli sforzi del paese per affrontare la pandemia. In altre parole, questa politica di massima pressione sta causando danni a Cuba con conseguenze sociali.
Non possiamo ottenere credito dalle istituzioni finanziarie e bancarie internazionali, tutte le operazioni finanziarie sono rese difficili, è molto difficile esportare, è molto difficile importare. In questa storia del blocco intensificato, ci sono molte storie di vita, ci sono molti volti a Cuba che sono stati colpiti da questo blocco criminale.
Atilio Borón: Mi permetta di fare una precisazione, Presidente, per il pubblico che ci sta ascoltando, e le sto dicendo, inoltre, che ci stanno ascoltando in varie parti dell’America Latina, è vero?
C’è stato un evento scatenante che ha portato improvvisamente Cuba ad essere nuovamente caratterizzata come sponsor del terrorismo, perché per molto tempo non lo era?
Miguel M. Díaz-Canel: Certo. In tempi precedenti eravamo inclusi in una lista di paesi terroristi, e nella stessa amministrazione Obama, quando si cominciò a ristabilire le relazioni con Cuba, fummo rimossi da quella lista.
Atilio Borón: Esatto.
Miguel M. Díaz-Canel: Trump, unilateralmente… Questa è una lista spuria che gli Stati Uniti impongono al mondo in modo egemonico, è estremamente assurda. Il mondo sa qual è stata la politica di solidarietà di Cuba, il mondo sa quali concetti abbiamo a Cuba sui diritti umani, come siamo fedeli alla Carta delle Nazioni Unite, come siamo fedeli al diritto internazionale. Non ci sono prove in base alle quali si possa giudicare Cuba come sponsor del terrorismo; tuttavia, Cuba è stato un paese che ha sofferto del terrorismo, e ha sofferto del terrorismo che viene dagli stessi Stati Uniti, e ci sono innumerevoli fatti nel corso della nostra storia, Atilio.
Questa intensificazione del blocco si mescola anche, coincide, converge con un’intensa aggressività da parte del governo degli Stati Uniti nei confronti di Cuba oggi, basata su una guerra non convenzionale, un’intensa guerra mediatica in cui c’è tutto uno sforzo per screditare qualsiasi risultato, qualsiasi evento, per manipolare qualsiasi decisione presa a Cuba o qualsiasi evento che accade nel nostro paese, dai laboratori di “intossicazione”. C’è tutta una rete, che abbiamo ben identificato, di laboratori che hanno fondi dalle agenzie e dallo stesso governo degli Stati Uniti per realizzare la sovversione ideologica contro Cuba.
Tutto questo si basa su campagne di menzogne, doppi standard, ipocrisia, disinformazione e attacco a temi molto sensibili come la migrazione, attaccando la democrazia e i diritti umani. Inoltre, il comportamento provocatorio dell’ambasciata degli Stati Uniti a Cuba è un grossolano allontanamento dal ruolo che dovrebbe svolgere una missione diplomatica; a tal punto che quando si va sulle reti digitali ci si rende conto che esiste una Cuba virtuale che non ha niente a che vedere con la realtà che vive il nostro paese, con il senso di resistenza, la vocazione umanista e la solidarietà, la dignità e l’eroismo del popolo cubano.
Fidel ci ha sempre detto che un mondo migliore era possibile e noi abbiamo sempre condiviso e difeso la massima di Fidel; ma io vi dico che nelle circostanze attuali, perché un mondo migliore sia possibile dobbiamo anche fare in modo che il mondo virtuale migliori, perché un mondo virtuale pieno di banalità, pieno di volgarità e pieno di odio e bugie non può davvero riflettere il mondo che tutti vogliamo migliorare.
Atilio, anche COVID-19 si unisce e converge con questa situazione.
Atilio Borón. Naturalmente.
Miguel M. Díaz-Canel: il COVID-19 ha riempito il mondo intero di incertezza, COVID-19 ha mostrato le fratture del modello neoliberale, COVID-19 ha mostrato come i paesi del primo mondo con tutte le risorse non hanno la capacità di realizzare politiche pubbliche che siano veramente inclusive, emancipatorie e che permettano di proteggere la vita delle persone.
Direi che è molto contraddittorio che un mondo che oggi dovrebbe concentrare tutti i suoi sforzi, che tutte le sue volontà dovrebbero essere dirette a salvare vite umane, sia un mondo che viene frenato alimentando guerre in diversi luoghi.
Per quanto riguarda il COVID-19, nei momenti peggiori gli Stati Uniti hanno intensificato il blocco e anche la campagna mediatica contro Cuba, cercando di applicare, come ho detto prima, i concetti di guerra non convenzionale, e tutto questo per provocare un cosiddetto golpe morbido a Cuba, e questi colpi non sono dati con nessuna dolcezza.
Atilio Borón: Certo.
Miguel M. Díaz-Canel: Ricordo come il governo degli Stati Uniti ci negò l’ossigeno quando avevamo carenza di ossigeno a causa di un guasto ai nostri impianti, e questo fu criminale. Ci ha negato l’ingresso dei ventilatori polmonari e delle forniture di cui avevamo bisogno per la nostra lotta contro il COVID-19.
A Cuba, poi, in quelle circostanze, la prima cosa che abbiamo difeso è stata la vita del popolo e, in mezzo a tutto quel rigore, abbiamo utilizzato le principali risorse che il paese aveva per affrontare il COVID-19.
Nel marzo del 2020, quando ci rendemmo conto che i meccanismi che il mondo aveva progettato per i vaccini non avrebbero funzionato a nostro favore in nessun momento, che non avremmo avuto la valuta estera per comprare i vaccini e che non ci sarebbe stata alcuna possibilità, a causa del blocco, che i vaccini ci venissero donati, chiesi ai nostri scienziati, verso il 19 maggio di quell’anno, che avevamo bisogno di un vaccino cubano che ci desse sovranità. Sette settimane dopo, è apparso il primo bulbo di un candidato vaccino cubano, e tutti conosciamo la storia: Cuba ha sviluppato tre vaccini efficaci e due candidati vaccini, che stanno dando ottimi risultati.
Quindi, a causa di queste circostanze, siamo arrivati tardi alla vaccinazione di massa, perché prima abbiamo dovuto fare ricerche per creare i nostri vaccini, poi abbiamo dovuto realizzare studi clinici, studi di emergenza in popolazioni e comunità vulnerabili in situazioni vulnerabili, e quando abbiamo convalidato tutti questi dati, allora siamo passati alla vaccinazione di massa; ma quando abbiamo iniziato con la vaccinazione di massa, siamo stati il paese che ha raggiunto il più alto tasso di vaccinazione in quel momento. Quindi, nella seconda metà di ottobre 2021, quando avevamo già vaccinato più del 61% della popolazione, il picco pandemico del ceppo Delta, che era durato quasi un anno, ha cominciato a diminuire immediatamente, ed è per questo che siamo stati in grado di aprirci nuovamente al mondo alla fine dell’anno, e abbiamo potuto iniziare a rilanciare la nostra attività economica e sociale.
Omicron è entrato, ma Omicron è entrato in modo molto dolce, cioè, il picco di Omicron a Cuba è durato praticamente il mese di gennaio e a febbraio si è attenuato, e ora abbiamo mantenuto un plateau tra 400 e 500 casi al giorno, con pochissimi decessi, circa due o tre morti a settimana.
Tutto questo ha a che fare con quanto segue, Atilio, e lo dico in cifre: Cuba è oggi uno dei tre paesi con la popolazione più vaccinata con almeno una dose, con più del 99%; Cuba è oggi tra i sei o sette paesi con la popolazione più vaccinata con un programma di vaccinazione completo, che nel nostro caso è di tre dosi e raggiunge più del 89,6% della popolazione; Cuba è stato il primo paese al mondo a vaccinare la popolazione infantile-giovanile oltre i due anni di età e c’è già una ricerca scientifica che sta dando possibilità di iniziare a vaccinare la popolazione sotto i due anni di età. Tutto questo ha indubbiamente creato un’immunità a livello di popolazione che ha permesso che gli effetti di Omicron fossero molto lievi; inoltre, i nostri vaccini sono stati testati in presenza del ceppo Delta, quindi il picco di Omicron a Cuba è stato un terzo del picco pandemico più alto, che era Delta, quando nel mondo la situazione è stata opposta. Nel mondo, i picchi di Omicron sono stati più alti del resto dei picchi pandemici.
Atilio Borón: In realtà, Presidente, sapevamo della performance di Cuba, riconosciuta anche dalla John Hopkins University, che sta facendo tutta la raccolta di dati internazionali; chiaramente, Cuba sembra essere in una posizione di eccellenza in termini di capacità di controllare la pandemia con i propri vaccini. Quello che pensavamo era che voi inizialmente aveste ricevuto una certa quantità di vaccini dalla Russia o dalla Cina, ma sembra che non sia stato così.
Miguel M. Díaz-Canel: Non era il caso, non era il caso, Atilio, abbiamo dovuto sviluppare i nostri vaccini.
E qui allora c’è una situazione di convergenza di quei tre elementi di cui vi ho parlato: un blocco intensificato, un’intensa aggressività con una campagna di comunicazione per screditare la Rivoluzione da parte del governo degli Stati Uniti, e le complessità della pandemia.
Quindi, sarebbe bene dire: Bene, cosa sta facendo Cuba in questa situazione? Perché, senza dubbio, il governo degli Stati Uniti ha scommesso che in questa situazione la Rivoluzione Cubana sarebbe caduta, ha persino incoraggiato un “golpe morbido” a Cuba l’11 luglio, che tutti sappiamo essere avvenuto in una serie di eventi vandalici – possiamo parlarne più tardi e approfondire – e ha anche preparato tutta una “recita” per il mondo, supponendo che il 15 novembre, come hanno annunciato, il mondo si sarebbe alzato con una Rivoluzione Cubana caduta. Ma niente di tutto ciò!
Non ci arrenderemo, continueremo a resistere ma con un concetto di resistenza creativa, che è precisamente il modo in cui abbiamo affrontato il COVID-19, in altre parole, resistiamo, ma in quella resistenza, con talento, sforzo e intelligenza, cresciamo anche, e in mezzo a quella resistenza siamo in grado di andare avanti, ed è quello che abbiamo fatto con il COVID-19: siamo riusciti a sconfiggere il COVID-19, ma lo possiamo dare e condividere con il mondo, se il mondo ne ha bisogno, vaccini altamente efficaci. Ma Cuba, in mezzo a questa resistenza, è stato il paese che inviò brigate mediche in diversi paesi per affrontare il COVID-19, anche quando il COVID-19 era l’epicentro nelle città, per esempio, in Italia, in città europee.
D’altra parte, continuiamo a rivendicare il riconoscimento e la difesa della nostra essenza, alla quale non rinunceremo: indipendenza, sovranità, democrazia socialista, pace, efficienza economica, che dobbiamo continuare a costruire e perfezionare, e sicurezza nelle conquiste della giustizia sociale, che è proprio il socialismo che difendiamo a Cuba. E noi, in mezzo a tutta questa situazione, stiamo perfezionando i nostri meccanismi di democrazia, i nostri meccanismi partecipativi, i nostri meccanismi di controllo popolare.
A questo aggiungiamo una lotta per la prosperità che spazia, dal cibo alla ricreazione, che include lo sviluppo scientifico, e questo è stato uno degli impegni che abbiamo proposto come uno dei pilastri della gestione del governo; ad una maggiore ricchezza spirituale, perché la questione non è solo risolvere i problemi materiali, dobbiamo anche crescere nello spirituale, nel sentimentale, nell’emotivo; al benessere che abilita sia la progettazione funzionale che la bellezza nelle cose che si fanno.
Quindi, dobbiamo partire dal fatto che stiamo riconoscendo l’enorme sfida di perfezionare la nostra società e lo stiamo facendo guardando dentro di noi, ed è per questo che stiamo affrontando questioni come i valori, i cambiamenti che si sono originati nella nostra società, l’eterogeneità che abbiamo nella nostra società; come è cresciuto il settore non statale; come ci sono molti tentativi di penetrare nelle idee del nostro popolo e, in particolare, dei nostri giovani, con le strategie di sovversione ideologica del nemico; come si garantisce la continuità; qual è il ruolo reale ed effettivo della popolazione attraverso la sua partecipazione al nostro processo. Lo facciamo combinando alcuni elementi fondamentali, in primo luogo la cultura, e quando mi riferisco alla cultura, mi riferisco, Atilio, alla cultura non ridotta alla creazione artistica e letteraria, ma alla cultura in senso generale.
Storicamente a Cuba, dalla fondazione della nazione cubana, c’è stata un’enorme coincidenza del pensiero più pro-indipendenza, del pensiero più rivoluzionario con il pensiero scientifico, e questo è stato presente da padre Félix Varela, attraverso José de la Luz y Caballero, attraverso José Martí, il pensiero di Marti in tutta la sua validità, attraverso i comunisti degli anni trenta e, naturalmente, l’eredità di Fidel. L’aspirazione alla giustizia sociale, alla massima giustizia sociale possibile, è sempre stata presente in questa cultura.
Ricordiamo che come fatto particolare delle guerre d’indipendenza a Cuba, Carlos Manuel de Céspedes, quando lancia il grido d’indipendenza, propone la rivolta per l’indipendenza, ma sta dando la libertà agli schiavi, c’è già un fatto inclusivo, c’è già un fatto di emancipazione, c’è già un fatto di riconoscere anche gli oppressi in termini di diritti, e il primo diritto che sta dando loro è quello di partecipare all’indipendenza.
E come è stato detto, c’è anche in questa continuità storica una vocazione di servizio alla patria, alla Rivoluzione, ed è per questo che, come abbiamo discusso nell’Ottavo Congresso del Partito, i concetti di unità e continuità della Rivoluzione Cubana vengono sempre fuori.
L’altro elemento è l’etica, e ha a che vedere con i valori che sono stati fondati nello sviluppo storico della nostra nazionalità, e tra questi valori c’è l’antimperialismo, Atilio. Credo che chiunque non sia antimperialista oggi non può capire perché il governo degli Stati Uniti agisce in questo modo, perché il capitalismo agisce in questo modo, perché il governo degli Stati Uniti è stato così perverso nei confronti di Cuba nel bel mezzo del COVID-19, dove c’è opportunismo e doppi standard nell’attuale conflitto europeo da parte del governo degli Stati Uniti, dove c’è cinismo quando parla, manipola e travisa la questione dell’immigrazione a Cuba.
Non si può capire il mondo, non si può capire perché Cuba continua a difendere il socialismo se non si è antimperialisti.
E c’è l’elemento del diritto, il diritto alla giustizia, il diritto alla difesa della dignità umana, come stabilito nella nostra Costituzione, la democrazia e la partecipazione socialista, tutto questo converge anche alla giustizia sociale, e non possiamo perdere di vista il fatto che tutto questo a Cuba si sviluppa da una politica, da una base di solidarietà. Siamo solidali a livello di famiglia, di comunità, di quartiere, di società, e siamo anche capaci di essere solidali con il mondo. Credo che stiamo rendendo omaggio anche a questo, stiamo dando una risposta coerente alla predicazione di Marti: “Con tutti e per il bene di tutti”.
Stiamo facendo tutto questo sulla base di tre pilastri fondamentali della gestione del governo: scienza e innovazione, informatizzazione della società e comunicazione sociale.
Atilio Borón: Presidente, alla luce di tutto quello che lei sta dicendo, dove ha menzionato la questione della guerra, i doppi standard e l’aggressione dell’imperialismo, che per noi è un’aggressione contro un paese che ha avuto straordinari successi nonostante sia un piccolo paese dal punto di vista territoriale, con uno sviluppo economico che tradizionalmente è stato frenato proprio a causa delle pressioni imperialiste e nonostante il quale il rendimento di Cuba in molti settori, non solo nella salute, nell’educazione, nella cultura e nella ricerca scientifica è un esempio per il mondo e questo è ciò che l’imperialismo non può tollerare, Questa è la ragione della virulenza degli attacchi contro Cuba oggi, che a volte vediamo con indignazione nelle reti sociali e nei grandi eventi, soprattutto in Spagna, diretti contro Cuba.
Ma Cuba ha resistito, e negli ultimi tempi ci sono state anche riforme economiche molto, molto importanti che in alcuni casi hanno generato alcune reazioni violente. Lei si riferiva all’11 settembre, potrebbe illuminarci un po’ su questo argomento, perché l’informazione qui è stata totalmente distorta. Raccontami un pò lo stato di questo problema.
Miguel M. Díaz-Canel: Beh, Atilio, senza dubbio la convergenza dei fattori che abbiamo menzionato prima ha creato una situazione economica e sociale complessa; d’altra parte, è stata molto aggravata.
Bruno, il nostro cancelliere, in un discorso dopo i fatti dell’11 luglio, ha dimostrato che tutta una campagna di intelligence è stata montata per provocare la tanto desiderata esplosione sociale a Cuba che avrebbe fratturato l’unità e distrutto la Rivoluzione, e dobbiamo guardare il contesto storico di questo.
Dobbiamo sempre ricordare qualcosa che spesso viene omesso, e cioè a cosa serve il blocco di Cuba e che senso ha il blocco di Cuba per il governo degli Stati Uniti. La risposta si trova nei documenti ufficiali dello stesso governo, quando codificò questa politica in un famoso memorandum che diceva: “La maggioranza dei cubani appoggia Castro (…) l’unico modo possibile per minare il suo appoggio interno è attraverso il disincanto e l’insoddisfazione derivanti dal malessere economico e dalle difficoltà materiali (…) tutti i mezzi possibili devono essere impiegati rapidamente per indebolire l’economia cubana (…). (…) bisogna impiegare rapidamente tutti i mezzi possibili per indebolire la vita economica di Cuba (…) una linea d’azione che, essendo la più abile e discreta possibile, farà il maggior progresso nel privare Cuba del denaro e delle forniture, per ridurre le sue risorse finanziarie e i salari reali, per provocare la fame, la disperazione e il rovesciamento del governo”.
Lì in quella storia c’è il cinismo in relazione a…
Atilio Borón: Questo è un documento ufficiale, vero, Presidente?
Miguel M. Díaz-Canel: Ufficiale, sono fondamentali scritti da un sottosegretario di Stato, Lester Mallory, ed è così che questa politica è stata applicata per più di 60 anni.
Proprio questo si è intensificato nel momento peggiore, quando il paese stava attraversando il suo peggiore picco pandemico. Ricordiamo la crudeltà con cui è stata chiamata una cosiddetta campagna SOS sulle reti sociali, prima Matanzas, poi Ciego de Avila, poi Holguín, che erano le città e le province che si trovavano in una situazione pandemica più complessa. Poi è stato chiamato SOS Cuba.
Oggi vi dico, ripensando a tutte le cause, le conseguenze e tutte le analisi possibili, che se c’è qualcuno al mondo che merita una campagna SOS, è la società americana. Ma, beh, in queste condizioni una serie di eventi ha indubbiamente avuto luogo. Questo stava portando un copione di Guerra non Convenzionale, un copione di “colpo di stato mrsbido”, e tutti gli elementi di quel copione erano al loro posto. Quelle che sono scese in piazza non erano manifestazioni pacifiche, come hanno cercato di manipolare; qualcosa che dimostra anche questo è che hanno dovuto ricorrere a foto e notizie false sulle reti per pubblicare le presunte manifestazioni pacifiche.
Era ridicolo, hanno messo una foto in un viale di un paese arabo, una foto di una festa notturna in Argentina per il loro successo in un campionato di calcio, foto del popolo cubano che usciva per difendere la Rivoluzione nelle strade come se fossero manifestazioni contro e non di sostegno. E una serie di vandalismi si sono verificati, e il copione era prestabilito: se il popolo era chiamato a difendere la costituzionalità, a difendere l’ordine interno e la sua sicurezza, l’impostazione era quella di una dittatura che chiedeva la guerra civile; se le forze dell’ordine interno erano chiamate ad agire, allora si parlava di repressione da parte delle forze militari, allora si parlava di repressione da parte delle forze armate, e poi, come è successo, tutta una campagna di processi e sanzioni.
Posso dirvi, e posso dirlo a coloro che ci stanno ascoltando, che Cuba è uno stato socialista governato dallo stato di diritto, dove non ci sono persone scomparse, dove non ci sono omicidi, dove non c’è repressione poliziesca, dove si riconosce il giusto processo, e solo coloro che hanno commesso crimini, fondamentalmente violenti, sono stati perseguiti. Non una sola persona è stata perseguita per aver parlato contro la Rivoluzione, questa è una bugia, non c’è nessuno in prigione qui. C’era un “lacchè” del governo americano che si è prestato a tutte queste azioni e in nessun momento è stato imprigionato, e sappiamo tutti come è finita la “commedia” che voleva provare per il 15 novembre. E’ una falsità dire che a Cuba ci sono persone in prigione per aver parlato contro la Rivoluzione; inoltre, la nostra è una società totalmente critica e abbiamo vari spazi di partecipazione popolare dove la gente esprime le proprie opinioni e non tutti parlano a favore della Rivoluzione. Anche all’interno della Rivoluzione c’è la critica di tutto un gruppo di cose che dobbiamo migliorare, i primi critici della Rivoluzione stessa siamo noi stessi.
I processi si sono svolti nel pieno rispetto della legge, con tutte le garanzie e con totale chiarezza e trasparenza. Le sentenze che sono state pronunciate sono di competenza dei tribunali e sono state eseguite con tutta la ragionevolezza, anche in questo momento, per questo non anticipiamo ancora cifre o informazioni, perché ci sono persone che sono in fase di appello, e tutto questo deve essere rispettato, perché non si può, per ragioni etiche, mostrare al pubblico informazioni che potrebbero minacciare i diritti e le garanzie che tutte queste persone hanno nei loro casi. Si è agito contro atti di vandalismo, atti di vandalismo che erano estremamente aggressivi, estremamente aggressivi, che violavano la sicurezza pubblica e l’ordine interno, come sarebbe giudicato, Atilio, in qualsiasi parte del mondo.
Atilio Borón: Certo, come si fa negli Stati Uniti con gli eventi del 6 gennaio a Capitol Hill, per esempio.
Miguel M. Díaz-Canel: Come sarebbe giudicato in qualsiasi parte del mondo; ma qui c’è il copione prestabilito che vi dicevo sulla guerra non convenzionale, su un “colpo di stato morbido”. Quello che ci si dovrebbe chiedere è perché Cuba e non la condanna per gli scomparsi, per i leader sociali e i giornalisti assassinati quotidianamente? Perché non gli abusi della polizia, i centri di tortura clandestini, le forze paramilitari che sono riconosciute dai governi del mondo? Perché devono ricorrere a notizie false e alla pressione sulla gente per scrivere lettere o manifestare pubblicamente? Perché incoraggiano messaggi volgari e odiosi? Chi sono quelli che davvero promuovono la guerra nel mondo, destabilizzano i governi, lasciano i paesi in cui intervengono in crisi e nel caos, pianificano assassinii e tentativi di assassinio contro i leader di altri paesi e manipolano l’opinione pubblica mondiale? Chi sono davvero i maggiori violatori dei diritti umani e quelli che impongono misure unilaterali e le internazionalizzano? Ricordiamo che la storia degli Stati Uniti è piena di guerre e massacri. Durante i suoi oltre 240 anni di storia, gli Stati Uniti non sono stati coinvolti in una guerra solo in circa 16 anni.
Atilio Borón: E l’ha detto nientemeno che Jimmy Carter.
Miguel M. Díaz-Canel: Dopo la seconda guerra mondiale gli Stati Uniti sono diventati il paese più potente del mondo, e la guerra è diventata uno strumento importante per Washington per mantenere la sua egemonia.
Dalla fine della seconda guerra mondiale fino al 2001, gli Stati Uniti hanno iniziato 201 dei 248 conflitti armati nel mondo in 153 luoghi, rappresentando più dell’80% di tutti i conflitti mondiali, comprese le invasioni dell’Afghanistan e dell’Iraq, che tutti sappiamo come sono finite.
Washington ha condotto azioni volte a rovesciare altri governi in tutto il mondo solo negli ultimi tre decenni: a Panama, Jugoslavia, Iraq, Afghanistan, Honduras, Libia e Ucraina, tra gli altri, e questi rovesciamenti hanno portato all’imprigionamento e/o all’esecuzione di capi di stato a Panama, Jugoslavia, Iraq e Libia.
Allora di cosa dovrebbe preoccuparsi veramente il mondo, chi dovrebbe essere veramente condannato e chi merita veramente un SOS?
Ti direi anche, Atilio, che un numero esiguo di persone che hanno partecipato ai fatti dell’11 luglio sono state quelle che hanno agito.
Ma, inoltre, è una bugia che chiunque abbia meno di 16 anni sia stato imprigionato. I giovani tra i 16 e i 18 anni che hanno partecipato a questo sono stati trattati in modo giudiziario molto razionale, e c’è tutta una serie di bugie e travisamenti su questa realtà. C’è stato un tentativo di manipolare la risposta di Cuba, soprattutto per quanto riguarda l’azione della polizia, e la polizia ha agito con totale professionalità per affrontare il vandalismo e la violenza, al di là del confronto con qualsiasi altro paese del mondo nelle stesse circostanze, e le loro azioni non sono state in alcun modo eccessive o sproporzionate.
Ora, cosa volevano, che il popolo cubano avesse le mani legate e permettesse attacchi alla sua tranquillità e sicurezza civile, che è uno dei paradigmi e uno dei baluardi della nostra società?
Atilio Borón: Certo che no!
Miguel M. Díaz-Canel:
Credo che questa situazione sia stata molto manipolata e molto distorta, e purtroppo, Atilio, come tu stesso sai, ci sono persone, anche a sinistra, che si lasciano intossicare da quello che c’è nelle reti sociali.
A volte si tratta di capire che da sinistra, o da alcune posizioni in cui la sinistra non è al potere o non sta conducendo un processo rivoluzionario, ci sono molte perplessità sulle azioni che possono avere gli stati e sulle politiche statali, perché sono all’opposizione; ma questo non è il caso di Cuba. Credo che, prima di tutto, dobbiamo capire e non ignorare ne menzionare per farsi belli quando si analizza Cuba, le cause reali di una serie di situazioni a Cuba, tra cui la crudele politica di blocco, che è l’unica che sia mai stata applicata a un paese del mondo su tale scala, e, d’altra parte, l’aggressività imperiale in termini di comunicazione mediatica verso Cuba.
Io dico sempre una cosa: se siamo così inefficienti, se siamo così cattivi, se siamo così incapaci, togliete il blocco e vediamo come andiamo, e vediamo come giochiamo!
Atilio Borón: Ho scritto molto su questo, diciamo: se togliessero il blocco, allora vedresti che, se Cuba è in uno stato così cattivo, cadrebbe da sola. Ma ovviamente sanno che Cuba potrebbe resistere e che senza il blocco sarebbe davvero un paese con un potenziale economico, scientifico e culturale straordinario, per questo sono così ostinati.
Presidente, non c’è un solo esempio nella storia del mondo, anche se torniamo all’inizio dei grandi imperi asiatici 5.000 anni fa, in cui un paese sia stato assediato da un altro per più di 60 anni, e questo significa che c’è qualcosa di molto speciale in Cuba.
Vi sto rubando del tempo, posso farvi un’altra domanda che ha a che vedere con il nichel cubano, perché stiamo vedendo qui che i prezzi delle famose materie prime sono aumentati enormemente ora con la guerra in Ucraina, e ho visto l’altro giorno che il prezzo del nichel è aumentato molto. Questa è una buona notizia per Cuba, se le permettono di esportare nichel, come va?
Miguel M. Díaz-Canel:
Questa è una buona notizia. Ricordiamo che per molti anni, dagli anni 90, una parte dello sfruttamento del nichel cubano viene svolto con un’importante azienda canadese, Sherritt, dove abbiamo una joint venture in un impianto cubano e dove abbiamo una società mista in una raffineria di nichel in Alberta, Canada, e questo ci apre davvero una serie di possibilità con questi prezzi che sta avendo la produzione di nichel.
In ogni caso, il nichel cubano passa attraverso il blocco, e ricordate che una delle clausole del blocco stabilisce che i prodotti che contengono una certa percentuale di componenti fatti con nichel cubano non possono essere commercializzati nel mondo; ma in ogni caso, questo ci offre certe possibilità di reddito, come ce le sta dando anche ora in questa rinascita, in questa presunta nuova normalità, che il turismo a Cuba ricomincia ad aumentare, che ora è anche influenzato da questo conflitto europeo.
Ci sono, Atilio, i prezzi del nichel e anche del cobalto, che accompagna tutta la produzione di nichel e che è anche un elemento che ha un valore importante oggi nel mondo perché ha a che fare con vari settori economici a livello internazionale.
Atilio Borón: Perfetto.
Beh, non so se c’è qualcos’altro che vorrei aggiungere, presidente, che non le abbiamo chiesto, qualche messaggio. Questo programma viene riprodotto da varie radio comunitarie in Venezuela, Argentina, Ecuador e altri paesi, vuole dire qualche parola finale?
Miguel M. Díaz-Canel: Prima di tutto, vorrei ringraziarla per questa opportunità che ci ha dato, e siamo sempre pronti per qualsiasi cosa voglia sapere su Cuba, per discuterne, per affrontarla con sincerità, onestà e trasparenza.
Il nostro abbraccio va a tutti i popoli latinoamericani, a tutti coloro che in diverse parti del mondo e in particolare nella nostra America fanno di Cuba anche una ragione di vita e da cui ci sentiamo costantemente sostenuti.
Riaffermare che solo il governo e il popolo cubano sanno cosa significa affrontare ogni giorno le condizioni imposte dall’assedio del blocco, non per un giorno, ma per 60 anni, che è una politica sproporzionata e abusiva degli Stati Uniti verso Cuba; gli Stati Uniti, che sono trenta volte più grandi per popolazione e territorio, che controllano le finanze e il commercio mondiale e usano tutto questo potere contro un’isola molte volte più piccola in proporzione demografica e territoriale, ma non meno in dignità ed eroismo.
Quando si analizzano le ragioni della politica imperiale contro Cuba, non ce n’è nessuna, ci sono solo ragioni.
Noi, in mezzo a queste circostanze, vogliamo anche esprimere ai popoli dell’America Latina e dei Caraibi che la Rivoluzione Cubana continuerà a difendere le sue conquiste, continuerà a difendere il socialismo, che non si arrenderà mai, che non vacilleràà e che possono contare su Cuba che sarà sempre presente per giuste cause.
Grazie, Atilio!
Grazie, America Latina!
Un abbraccio anche ai nostri amici.
Atilio Borón: Grazie mille, presidente.
Miguel M. Díaz-Canel: Grazie.
Fonte: CUBADEBATE
Traduzione: italiacuba.it
Díaz-Canel: Cuando uno analiza las razones para la política imperial contra Cuba, no hay ninguna, solo hay sinrazones.
“Nosotros no nos vamos a doblegar, nosotros vamos a seguir resistiendo, pero con un concepto de resistencia creativa, que es precisamente la manera en que enfrentamos la (pandemia de) COVID-19; o sea, resistimos, pero en esa resistencia, con talento, esfuerzo e inteligencia, crecemos también, y en medio de esa resistencia somos capaces de avanzar”.
Fue esta una de las ideas que desarrolló el Primer Secretario del Partido Comunista y presidente de la República, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, en entrevista concedida al destacado intelectual latinoamericano Atilio Borón, para las radios argentinas Madres de la Plaza de Mayo y de la Universidad Nacional de Avellaneda, y que también fue reproducida en varias radios comunitarias de Venezuela, Argentina, Ecuador y otros países.
Cubadebate la reproduce íntegramente:
Entrevista radial concedida por Miguel Díaz-Canel Bermúdez, Primer Secretario del Comité Central del Partido Comunista de Cuba y Presidente de la República, al periodista argentino Atilio Borón, el 23 de abril de 2022, “Año 64 de la Revolución”.
(Versiones Taquigráficas – Presidencia de la República)
Atilio Borón.- Para nosotros es un honor en Radio Madres de la Plaza de Mayo, en Radio Universidad Nacional de Avellaneda dar la bienvenida nada menos que al Presidente de Cuba Miguel Díaz-Canel Bermúdez.
Presidente, muchas gracias por esta entrevista, una enorme satisfacción contar con su presencia en nuestras radios.
Miguel M. Díaz-Canel.– Gracias a ustedes, Atilio. Nosotros somos los agradecidos de que ustedes nos den esta oportunidad de comunicarnos contigo, con el pueblo argentino, con los amigos que tenemos allá y con ese pueblo hermano.
Atilio Borón.- Bueno. ¡Muy bien, muy bien!
Presidente, una primera pregunta inevitable, porque nosotros estamos siguiendo muy de cerca qué es lo que pasa con el bloqueo, y hemos visto que con el cambio de Presidente en los Estados Unidos acá había alguna gente que suponía que con Biden y los demócratas ahora iba a haber una revisión, que Biden había sido el vice de Obama y esto y lo otro; pero nada de eso ha ocurrido. ¿Por qué no nos plantea un poquito cuál es el panorama que enfrenta Cuba, que sigue bajo ese bloqueo de seis décadas ya?
Miguel M. Díaz-Canel.- De acuerdo, Atilio.
Para hablar y comprender el tema del bloqueo en los momentos actuales hay que ubicarse también en el contexto complejo que hay a nivel internacional y en el papel que está desempeñando el Gobierno de los Estados Unidos en ese afán hegemónico que tiene.
Primero, hoy hay un escenario de disputa simbólica, de poder, de guerra cultural y comunicacional que el propio Gobierno de los Estados Unidos ha venido pregonando desde hace años y que hoy deja inertes, indefensas, en desventaja a varias sociedades en el mundo.
Hay un grupo de factores, de crisis multidimensional que se ha acelerado por la pandemia y esto ha llevado a la enajenación social y a la despolitización de determinadas sociedades, y donde están presente, incluso, situaciones a favor de una derecha ultraconservadora, donde también hay matices ya de neofascismo.
Entonces, el bloqueo a Cuba hoy hay que verlo como un bloqueo con apellido, y ese apellido es: recrudecido. No es el bloqueo que nosotros veníamos enfrentando y resistiendo en todos estos años; es un bloqueo que se ha recrudecido y que ha tenido un impacto severo sobre la economía y la vida de la población. Se ha recrudecido, en primer lugar, por las 243 medidas que aplicó la administración Trump y que ha mantenido de manera inalterable la administración Biden, independientemente de que las aprobó una administración republicana y que ahora continuó una administración demócrata, lo que demuestra la hipocresía, el doble rasero que hay en toda la política imperial, en esa falsedad de democracia que tanto pulula en los Estados Unidos, en sus comentarios y en sus exhortaciones.
Dentro de esas medidas hay cosas que son muy severas para Cuba: en primer lugar, la inclusión de Cuba en la lista de países patrocinadores del terrorismo, y, por otra parte, la aprobación del Título 3 de la Ley Helms-Burton que, como tú sabes, internacionaliza el bloqueo.
Por lo tanto, estas medidas nos han privado de combustibles, también de las remesas; han provocado un efecto muy dañino para el comercio exterior cubano, el acceso a financiamientos, el encarecimiento de las importaciones y la capacidad de atraer capital para el desarrollo. Repercute, además, en la disponibilidad energética, en la disponibilidad de abastecimiento de alimentos, medicinas, piezas de repuesto para el transporte, por lo tanto, también se afecta el transporte y el nivel adquisitivo de ingresos en nuestra población. Esto genera tensiones extraordinarias, sobre todo, en medio del esfuerzo del país para enfrentar la pandemia. O sea, esa política de máxima presión provoca a Cuba un daño con consecuencias sociales.
No podemos disponer de créditos a nivel de las instituciones financieras y bancarias a nivel internacional, se nos dificultan todas las operaciones financieras, es muy difícil exportar, es muy difícil importar. En esa historia de bloqueo recrudecido hay muchas historias de vida, hay muchos rostros en Cuba que tienen en su expresión esa afectación provocada por ese criminal bloqueo.
Díaz-Canel durante la entrevista radiofónica con Atilio Borón. Foto: Alejandro Azcuy
Atilio Borón.- Permítame una aclaración, Presidente, para el público que está escuchándonos, que le digo, además, que nos están escuchando en varias partes de América Latina, ¿no es cierto?
¿Hubo algún hecho desencadenante para que de repente Cuba vuelva a ser caracterizada como patrocinadora del terrorismo?, porque durante mucho tiempo no lo fue.
Miguel M. Díaz-Canel.- Por supuesto. Ya en épocas anteriores nos incluyeron en una lista de países terroristas, y en el propio Gobierno de Obama, cuando se comienzan a restablecer las relaciones con Cuba, se nos saca de esa lista.
Atilio Borón.- Así es.
Miguel M. Díaz-Canel.- Trump, de manera unilateral… Esta es una lista espuria que Estados Unidos le impone al mundo de manera hegemónica, es una cosa sumamente absurda. El mundo conoce cuál ha sido la política solidaria de Cuba, el mundo conoce cuáles son los conceptos que tenemos en Cuba sobre los derechos humanos, cómo somos fieles a la Carta de las Naciones Unidas, cómo somos fieles al Derecho Internacional. No hay una prueba por la que se pueda juzgar a Cuba como que patrocina el terrorismo; sin embargo, Cuba sí ha sido un país que ha sufrido el terrorismo, y precisamente ha sufrido el terrorismo que parte desde los propios Estados Unidos, y hay innumerables hechos en toda nuestra historia, Atilio.
Ese recrudecimiento del bloqueo se mezcla también, coincide, converge con una agresividad intensa del Gobierno de los Estados Unidos hacia Cuba hoy, a partir de una guerra no convencional, de una guerra mediática intensa donde hay todo un esfuerzo por desacreditar cualquier conquista, cualquier hecho, manipular cualquier decisión que se toma en Cuba o cualquier suceso que ocurra en nuestro país, desde laboratorios de intoxicación. Hay toda una red, que tenemos bien identificada, de laboratorios de intoxicación que tienen presupuesto de agencias y del propio Gobierno de los Estados Unidos para realizar la subversión ideológica hacia Cuba.
Todo esto se basa en campañas de mentiras, doble rasero, hipocresía, desinformación y atacando temas muy sensibles como el tema migratorio, atacando la democracia y los derechos humanos. Una conducta, además, provocadora de la embajada de los Estados Unidos en Cuba que se aleja groseramente del papel que debe desempeñar una misión diplomática; a tal punto que cuando uno se monta en las redes digitales se da cuenta de que hay una Cuba virtual que no tiene que ver nada con la realidad que está viviendo nuestro país, con el sentido de resistencia, la vocación humanista y solidaria, la dignidad y el heroísmo del pueblo cubano.
Fidel siempre nos decía que un mundo mejor era posible y nosotros siempre hemos compartido y hemos defendido esa máxima de Fidel; pero te digo que en las circunstancias actuales, para que un mundo mejor sea posible también tenemos que lograr que el mundo virtual mejore, porque realmente un mundo virtual cargado de banalidad, cargado de vulgaridad y cargado de odio y de mentiras no puede reflejar entonces ese mundo que todos queremos mejorar.
A esto, Atilio, también se suma y converge con esta situación la COVID-19.
Atilio Borón. Claro.
Miguel M. Díaz-Canel.- La COVID-19 ha llenado de incertidumbre al mundo entero, la COVID-19 ha demostrado las fracturas que tiene el modelo neoliberal, la COVID-19 ha demostrado cómo países del primer mundo con todos los recursos no tienen capacidad para llevar a cabo políticas públicas que realmente sean inclusivas, sean emancipadoras y permitan proteger la vida de la gente.
Diría que es muy contradictorio que un mundo que tendría que estar centrado hoy en que todos sus esfuerzos, en que todas sus voluntades estuvieran orientadas a salvar las vidas humanas sea un mundo que esté detenido atizando las guerras en diferentes lugares.
Con relación a la COVID-19, en los peores momentos Estados Unidos arreció el bloqueo y arreció también la campaña mediática contra Cuba, tratando de aplicar, como te decía anteriormente, los conceptos de la Guerra No Convencional y todo esto para provocar uno de los llamados golpes suaves en Cuba, que esos golpes no se dan con ninguna suavidad.
Atilio Borón.– Claro.
Díaz-Canel durante la entrevista radiofónica con Atilio Borón. Foto: Alejandro Azcuy
Miguel M. Díaz-Canel.- Recuerdo cómo el Gobierno de los Estados Unidos nos negó oxígeno en los momentos en que tuvimos escasez de oxígeno por una rotura de nuestras plantas, y eso fue criminal. Nos negó la entrada de ventiladores pulmonares y de insumos que necesitábamos para nuestro enfrentamiento a la COVID-19.
En Cuba, entonces, en esas circunstancias, lo primero que defendimos fue la vida de la gente y, en medio de todo ese rigor, los principales recursos que tenía el país los pusimos en función del enfrentamiento a la COVID-19.
En marzo del año 2020, cuando comprendimos que los mecanismos que el mundo había diseñado para las vacunas no nos iban a favorecer en ningún momento, no íbamos a disponer de divisas para comprar vacunas y no iba a haber posibilidades, por el bloqueo, de que nos donaran vacunas, yo les solicité a nuestros científicos, alrededor del 19 de mayo de ese año, que necesitábamos una vacuna cubana que nos diera soberanía. Siete semanas después aparecía el primer bulbo de un candidato vacunal cubano, que ya todos conocemos la historia: Cuba ha desarrollado tres vacunas efectivas y dos candidatos vacunales, que están dando muy buenos resultados.
Entonces, por esas circunstancias, nosotros llegamos tarde a la vacunación masiva, porque tuvimos primero que investigar para crear nuestras vacunas, después tuvimos que realizar ensayos clínicos, estudios de emergencia en población vulnerable y en comunidades en situación vulnerable, y cuando validamos todos esos datos entonces fuimos a la vacunación masiva; pero cuando entramos a la vacunación masiva fuimos el país que logró en ese momento la mayor velocidad de vacunación. Por lo tanto, en la segunda quincena de octubre de 2021, donde ya nosotros habíamos vacunado a más del 61 % de la población, comenzó a bajar de inmediato el pico pandémico de la cepa Delta que nos había durado casi un año, y por eso pudimos abrirnos al mundo nuevamente a finales de año, pudimos empezar a reanimar nuestra actividad económica y social.
Entró Ómicron, pero Ómicron entró de una manera muy suave, o sea, el pico de Ómicron en Cuba duró prácticamente el mes de enero y ya en febrero se había atenuado, y ahora hemos mantenido una meseta entre 400 y 500 casos diarios, con muy pocos fallecimientos, alrededor de dos o tres fallecimientos por semana.
Todo esto tiene que ver con lo siguiente, Atilio, y lo digo en datos: Cuba es hoy uno de los tres países con más población vacunada con al menos una dosis, con más de un 99 %; Cuba está hoy entre los seis o siete países que tienen más población vacunada con esquema completo, que en el caso nuestro son tres dosis y alcanza a más del 89,6 % de la población; ya nosotros tenemos más del 60 % de la población vacunada con otra dosis de refuerzo; Cuba fue el primer país en el mundo que vacunó poblaciones infanto-juveniles por encima de dos años de edad y ya hay investigaciones científicas que están dando posibilidades de empezar a vacunar a la población menor de dos años. Todo eso nos ha creado, indudablemente, una inmunidad a nivel poblacional que ha permitido que los efectos de Ómicron sean muy suaves; además, nuestras vacunas se probaron en presencia de la cepa Delta, por lo tanto, el pico de Ómicron en Cuba fue un tercio del pico pandémico más alto que fue el de Delta, cuando en el mundo la situación ha sido contraria. En el mundo los picos de Ómicron han sido más altos que el resto de los picos pandémicos.
Atilio Borón.- Realmente, Presidente, sí sabíamos del desempeño de Cuba, incluso, reconocido por la Universidad John Hopkins, que es la que está haciendo toda la recopilación de los datos internacionales; claramente, Cuba aparece en una posición de excelencia en cuanto a su capacidad de controlar la pandemia con vacunales propios. Lo que nosotros creíamos era que ustedes habían recibido al principio alguna cantidad de vacunas de Rusia o de China, pero parece que ese no fue el caso.
Miguel M. Díaz-Canel.- No fue el caso, no fue el caso, Atilio, tuvimos que desarrollar nuestras propias vacunas.
Y aquí entonces hay una situación de convergencia de esos tres elementos que te he dicho: bloqueo recrudecido, agresividad intensa con una campaña comunicacional de desacreditación de la Revolución por parte del Gobierno de los Estados Unidos y las complejidades de la pandemia.
Entonces, ahí sería bueno decir: Bueno, ¿qué hace Cuba en esa situación? Porque, indudablemente, el Gobierno de los Estados Unidos apostó a que en esta situación la Revolución Cubana se caía, incluso alentó que hubiera un “golpe suave” en Cuba el 11 de julio, que todos conocemos que ocurrieron un grupo de hechos vandálicos –después podemos hablar sobre eso, ampliar–, y también preparó toda una “obra de teatro” ante el mundo suponiendo que el 15 de noviembre, y así lo anunciaron, el mundo amanecía con una Revolución Cubana caída. ¡Pero nada de eso!
Nosotros no nos vamos a doblegar, nosotros vamos a seguir resistiendo pero con un concepto de resistencia creativa, que es precisamente la manera en que enfrentamos la COVID-19, o sea, resistimos, pero en esa resistencia, con talento, esfuerzo e inteligencia, crecemos también, y en medio de esa resistencia somos capaces de avanzar, y así lo hicimos con la COVID-19: pudimos vencer la COVID-19, pero le estamos dando, y para compartirlo con el mundo, si el mundo lo necesita, vacunas altamente eficaces. Pero Cuba, en medio de esa resistencia, fue el país que envió brigadas médicas a varios países para enfrentar la COVID-19, incluso, cuando la COVID-19 era el epicentro en ciudades, por ejemplo, italianas, en ciudades europeas.
Por otra parte, nosotros seguimos ratificando el reconocimiento y defensa de nuestras esencias a las que no vamos a renunciar: la independencia, la soberanía, la democracia socialista, la paz, la eficiencia económica, que tenemos que seguir construyendo y perfeccionando, y la seguridad en las conquistas de justicia social, que eso es precisamente el socialismo que defendemos en Cuba. Y estamos, en medio de toda esta situación, perfeccionando nuestros mecanismos de democracia, nuestros mecanismos participativos, nuestros mecanismos de control popular.
A eso sumamos una lucha por la prosperidad que abarque desde la alimentación hasta la recreación, que incluye el desarrollo científico, y esa ha sido una de las apuestas que hemos planteado como uno los pilares de la gestión de Gobierno; a una riqueza espiritual superior, porque el tema no es resolver solo problemas materiales, hay que crecerse también en lo espiritual, en lo sentimental, en lo emocional; al bienestar que empodere tanto el diseño de lo funcional como lo bello en las cosas que se hacen.
Por lo tanto, hay que partir de que estamos reconociendo un reto enorme de perfeccionamiento de nuestra sociedad y lo hacemos mirándonos por dentro, y por eso estamos abordando en la actualidad temas como los valores, los cambios que se han ido originando en nuestra sociedad, la heterogeneidad que tenemos en nuestra sociedad; cómo ha ido creciendo el sector no estatal; cómo hay muchos intentos de penetración en las ideas de nuestra gente y, en particular, de nuestros jóvenes, con las estrategias de subversión ideológica del enemigo; cómo se garantiza la continuidad; cuál es el papel real y efectivo que tiene la población con su participación en nuestro proceso. Esto lo hacemos combinando algunos elementos fundamentales, en primer lugar, la cultura, y cuando me refiero a la cultura, estoy refiriéndome, Atilio, a la cultura no reducida a la creación artística y literaria, sino a la cultura en sentido general.
En Cuba históricamente, desde los procesos de fundación de la nación cubana, ha habido una enorme coincidencia del pensamiento más independentista, del pensamiento más revolucionario con el pensamiento también científico, y eso está planteado desde el Padre Félix Varela, pasando por José de la Luz y Caballero, pasando por José Martí, el pensamiento martiano con toda su vigencia, pasando por los comunistas de los años treinta y, por supuesto, el legado de Fidel. En esa cultura ha estado siempre presente la aspiración a la justicia social, a la máxima justicia social posible.
Recordemos que como un hecho particular de las guerras de independencia de Cuba, Carlos Manuel de Céspedes cuando está dando el grito de independencia está planteando el levantamiento por la independencia, pero les está dando libertad a los esclavos, ya ahí hay un hecho inclusivo, ya ahí hay un hecho de emancipación, ya ahí hay un hecho de reconocer también a los oprimidos en materia de derecho, y el primer derecho que les está dando es el derecho de participar en la independencia.
Y como se ha planteado, hay también en esa continuidad histórica una vocación de servicio a la patria, a la Revolución, y por eso siempre salen, como lo abordamos en el Octavo Congreso del Partido, los conceptos de unidad y de continuidad en la Revolución Cubana.
El otro elemento es la ética, y tiene que ver con los valores que se han fundado en ese decursar histórico en nuestra nacionalidad y dentro de esos valores el antimperialismo, Atilio. Yo creo que el que no sea antimperialista no puede entender hoy por qué el Gobierno de los Estados Unidos actúa de esta forma, por qué el capitalismo actúa de esa forma, por qué fue la perversidad manifiesta del Gobierno de Estados Unidos hacia Cuba en medio de la COVID-19, dónde está el oportunismo y el doble rasero en el actual conflicto europeo que existe por parte del Gobierno de Estados Unidos, dónde está el cinismo cuando se habla, se manipula y se tergiversa el tema migratorio en Cuba.
No se puede entender el mundo, no se puede entender por qué Cuba sigue defendiendo el socialismo si no se es antimperialista.
Y está el elemento del derecho, el derecho de lo justo, el derecho a la defensa de la dignidad humana, como plantea nuestra Constitución, la democracia y la participación socialista, todo eso también converge a la justicia social, y no podemos perder de vista que todo eso en Cuba se desarrolla desde una política, desde una base solidaria. Nosotros somos solidarios a nivel de familia, a nivel de comunidad, a nivel de barrio, a nivel de sociedad y, además, somos capaces de ser solidarios con el mundo. Creo que ahí hacemos también un homenaje, damos una respuesta coherente a esa prédica martiana de: “Con todos y para el bien de todos”.
Todo esto lo estamos haciendo apoyándonos en tres pilares fundamentales en la gestión de Gobierno: la ciencia y la innovación, la informatización de la sociedad y la comunicación social.
Díaz-Canel durante la entrevista radiofónica con Atilio Borón. Foto: Alejandro Azcuy
Atilio Borón.- Presidente, en función de todo lo que usted está diciendo, donde mencionó el tema de la guerra, el doble rasero y la agresión del imperialismo, que para nosotros es la agresión en contra de un país que ha tenido unos éxitos extraordinarios pese a la condición de ser un país pequeño desde el punto de vista territorial, con un desarrollo económico que ha sido tradicionalmente frenado justamente por las presiones imperialistas y pese a lo cual el desempeño de Cuba en numerosas áreas, no solo en salud, en educación, cultura e investigación científica es un ejemplo para el mundo y es lo que el imperialismo no puede tolerar, por eso la virulencia del ataque en contra de Cuba hoy, que a veces lo vemos, con indignación, en las redes sociales y grandes eventos que se hacen en España fundamentalmente, dirigidos en contra de Cuba.
Pero Cuba ha resistido, e incluso, en los últimos tiempos ha habido reformas económicas muy, muy importantes que en algunos casos generaron algunas reacciones violentas. Usted se refería al 11-J, ¿pudiera iluminarnos un poquito en ese tema?, porque acá la información llegó totalmente tergiversada. Cuénteme un poquito cómo está ese tema.
Miguel M. Díaz-Canel.- Bueno, Atilio, indudablemente la convergencia de los factores que habíamos planteado anteriormente crearon una situación compleja en lo económico y lo social; por otra parte, se atizó mucho.
Bruno, nuestro canciller, en una intervención posterior a los sucesos del 11 de julio demostró que se montó toda una campaña de inteligencia para provocar el anhelado estallido social en Cuba que fracturara la unidad y que diera al traste con la Revolución, y esto lo tenemos que ver en antecedentes históricos.
Siempre se debe recordar algo que muchas veces se omite, y es para qué es el bloqueo a Cuba y qué sentido tiene para el Gobierno de los Estados Unidos el bloqueo a Cuba. La respuesta está en los propios documentos oficiales de ese gobierno cuando codificó esa política en un famoso memorando que decía: “La mayoría de los cubanos apoyan a Castro (…) el único modo previsible de restarle apoyo interno es mediante el desencanto y la insatisfacción que surjan del malestar económico y las dificultades materiales (…) hay que emplear rápidamente todos los medios posibles para debilitar la vida económica de Cuba (…) una línea de acción que, siendo lo más habilidosa y discreta posible, logre los mayores avances en la privación a Cuba de dinero y suministros, para reducirle sus recursos financieros y los salarios reales, provocar hambre, desesperación y derrocamiento del Gobierno”.
Ahí en esa historia está el cinismo con relación…
Atilio Borón.- Este es un documento oficial, ¿verdad, Presidente?
Miguel M. Díaz-Canel.- Oficial, son fundamentos escritos por un subsecretario de Estado, Lester Mallory, y así se ha venido aplicando esta política durante más de 60 años.
Precisamente eso se recrudece en el peor momento, cuando el país estaba atravesando su peor pico pandémico. Recordemos la crueldad con la que se convocó en las redes sociales a una supuesta campaña de SOS, primero Matanzas, después Ciego de Ávila, después Holguín, que eran las ciudades y las provincias que entraban en una situación pandémica más compleja. Después se convocó al SOS Cuba.
Yo te digo hoy, haciendo un análisis retrospectivo de todas las causas, las consecuencias y todos los análisis posibles, que si alguien merece en el mundo una campaña de SOS es la sociedad norteamericana. Pero, bueno, en esas condiciones indudablemente se produjeron un grupo de hechos. Esto estaba llevando un guión de Guerra No Convencional, un guion de “golpe suave”, y estaban preparados todos los elementos de ese guion. Los que salieron a las calles no fueron manifestaciones pacíficas, como se ha tratado de manipular; incluso, algo que demuestra eso es que en las redes tuvieron que acudir a fotos y a noticias falsas para poner las supuestas manifestaciones pacíficas.
Aquello fue ridículo, pusieron una foto en un bulevar de un país árabe, una foto de una celebración por la noche en Argentina de sus éxitos en un campeonato de fútbol, fotos del pueblo cubano que salió a defender en las calles a la Revolución como si fueran manifestaciones en contra y no de apoyo. Y sí ocurrieron un grupo de hechos vandálicos, y el guion estaba preestablecido: si se convocaba al pueblo a defender la constitucionalidad, a defender el orden interno y su seguridad, el montaje era el de una dictadura que estaba llamando a una guerra civil; si se llamaba a las fuerzas del orden interior a actuar, se hablaba entonces de represión por parte de las fuerzas militares, y después de esto, como ha sucedido, entonces toda una campaña alrededor de los juicios y alrededor de las sanciones.
Te puedo decir y les puedo comunicar a los que nos están oyendo que Cuba es un Estado socialista de derecho, donde no hay desaparecidos, donde no hay asesinatos, donde no hay represión policial, donde se reconoce el debido proceso, y solo se ha procesado judicialmente a los que cometieron delitos, fundamentalmente, violentos. No se ha procesado a ninguna persona por hablar en contra de la Revolución, ¡eso es una mentira!, aquí no hay nadie preso. Hubo un “lacayito” del Gobierno de los Estados Unidos que se prestó para todas estas acciones y en ningún momento estuvo preso, y todos sabemos cómo terminó la “obra de teatro” que quiso ensayar para el 15 de noviembre. Es una falacia decir que en Cuba hay gente presa por hablar en contra de la Revolución; además, nuestra sociedad es una sociedad totalmente crítica y tenemos varios espacios a nivel de participación popular donde la gente expresa sus planteamientos y todo el mundo no habla a favor de la Revolución. También dentro de la Revolución se critica todo un grupo de cosas que tenemos que perfeccionar, los primeros críticos con la propia Revolución somos nosotros mismos.
Los juicios se han llevado a cabo con pleno respeto a la ley, con todas las garantías y con total limpieza y transparencia. Las penas que están dictadas son competencia de los tribunales y se han hecho con toda racionalidad, incluso en estos momentos todavía por eso nosotros no anticipamos cifras ni información, porque hay personas que están en los procesos de recursos, de apelación, y todo eso hay que respetarlo, porque tú no puedes tampoco, por un problema de ética, a la opinión pública mostrarle una información que pueda atentar contra los derechos y las garantías que tienen todas estas personas en sus causas. Se actuó contra hechos vandálicos, hechos vandálicos que fueron de una enorme agresividad, ¡de una enorme agresividad!, que atentaron contra la seguridad ciudadana y el orden interior, como se juzgaría, Atilio, en cualquier lugar del mundo.
Atilio Borón.- Claro, como se hace en Estados Unidos con los acontecimientos del 6 de enero en el Capitolio, por ejemplo.
Miguel M. Díaz-Canel.– Como se juzgaría en cualquier lugar del mundo; pero aquí está el guion preestablecido que te decía de Guerra No Convencional, de “golpe suave”. Lo que habría que preguntarse es ¿por qué Cuba y no la condena por los desaparecidos, por los líderes sociales y periodistas asesinados diariamente? ¿Por qué no al abuso policial, a los centros de torturas clandestinos, a las fuerzas paramilitares que actúan reconocidas por gobiernos del mundo? ¿Por qué tienen que acudir a falsas noticias y a presiones a personas para que escriban cartas o se manifiesten públicamente? ¿Por qué se alienta a mensajes vulgares y cargados de odio? ¿Quiénes son los que realmente promueven la guerra en el mundo, desestabilizan gobiernos, dejan en crisis y en caos a los países en los que intervienen y planean asesinatos y atentados contra líderes de otros países y manipulan la opinión pública mundial? ¿Quiénes son realmente los mayores violadores de los derechos humanos y los que imponen medidas unilaterales y las internacionalizan? Recordemos que la historia de los Estados Unidos está llena de guerras y matanzas. Durante sus más de 240 años de historia solo en alrededor de 16 años Estados Unidos no estuvo involucrado en alguna guerra.
Atilio Borón.– Y eso lo dijo nada menos que Jimmy Carter.
Miguel M. Díaz-Canel.- Después de la Segunda Guerra Mundial Estados Unidos se convirtió en el país más poderoso del mundo, y la guerra entonces se convirtió en una herramienta importante para que Washington mantuviera su hegemonía.
Desde el final de la Segunda Guerra Mundial hasta el año 2001 Estados Unidos inició 201 de los 248 conflictos armados en todo el mundo en 153 lugares, lo que representa más del 80 % del total de los conflictos mundiales, entre ellos, las invasiones a Afganistán e Irak que todos sabemos cómo concluyeron.
Washington ha llevado a cabo acciones destinadas a derrocar a otros gobiernos en todo el mundo, solo en las últimas tres décadas: en Panamá, Yugoslavia, Irak, Afganistán, Honduras, Libia y Ucrania, entre otros, y estos derrocamientos condujeron al encarcelamiento y/o ejecución de los jefes de Estado en Panamá, Yugoslavia, Irak y Libia.
Entonces, ¿qué es lo que debe preocupar realmente al mundo? ¿Quién debe ser realmente condenado y quién merece realmente un SOS?
Te diría, además, Atilio, que una mínima cantidad de personas de las que participaron en los acontecimientos del 11 de julio fue sobre las que se actuó.
Pero, además, es mentira que haya alguien preso menor de 16 años. Los jóvenes entre 16 y 18 años que intervinieron en esto se han atendido con suma racionalidad judicial, y hay toda una cantidad de mentiras y de tergiversaciones sobre esa realidad. Se ha pretendido manipular la respuesta de Cuba, sobre todo, en la actuación policial, y la Policía actuó con toda profesionalidad para enfrentar el vandalismo y la violencia, fuera de comparación con cualquier otro país en el mundo en las mismas circunstancias, y su actuación para nada fue desmedida ni desproporcionada.
Ahora, ¿qué querían, que el pueblo cubano estuviera con las manos atadas y permitiera que se atentara contra su tranquilidad ciudadana y su seguridad que es uno de los paradigmas y es uno de los bastiones que tiene nuestra sociedad?
Atilio Borón.- ¡Claro que no!
Miguel M. Díaz-Canel.- Yo creo que ha sido muy manipulada y muy tergiversada esta situación, y, lamentablemente, Atilio, como tú mismo lo conoces, hay personas, desde la izquierda incluso, que se dejan intoxicar con lo que está en las redes sociales.
Uno a veces trata de entender que desde la izquierda o desde algunas posiciones donde esa izquierda no está en el poder ni está encabezando un proceso revolucionario tiene muchos recelos sobre las acciones que puedan tener los Estados y las políticas de Estado, porque ellos están en la oposición; pero ese no es el caso de Cuba. Creo que ante todo hay que entender y no soslayar ni mencionar para quedar bien cuando se hace un análisis con Cuba las verdaderas causas que provocan en Cuba un grupo de situaciones que pasan, entre otras cosas, por esa política de bloqueo cruel, que es la única que se ha aplicado en esas dimensiones a un país del mundo, y, por otra parte, en lo que tiene que ver con esa agresividad imperial que hay en materia de comunicación mediática hacia Cuba.
Yo siempre digo una cosa: Si somos tan ineficientes, si somos tan malos, si somos tan incapaces, quítame el bloqueo y vamos a ver a cómo tocamos, ¡y vamos a ver a cómo tocamos!
Díaz-Canel durante la entrevista radiofónica con Atilio Borón. Foto: Alejandro Azcuy
Atilio Borón.- Yo he escrito mucho sobre eso, digamos: justamente si le quitan el bloqueo, ahí se vería que si Cuba está tan mal se caería sola, pero, evidentemente, ellos saben que Cuba podría resistir y que sin el bloqueo sería realmente un país con una potencialidad económica, científica y cultural extraordinaria, por eso el empecinamiento.
Presidente, no hay un solo ejemplo en la historia universal, aunque nos remontemos al inicio de los grandes imperios asiáticos hace 5 000 años, donde un país haya sido sitiado por otro durante más de 60 años, y esto quiere decir que acá hay algo muy muy especial en Cuba.
Yo estoy abusando de su tiempo, ¿me permite una preguntica más que tiene que ver con el níquel cubano?, porque estamos viendo acá que las comodities famosas ahora con la guerra en Ucrania han subido enormemente el precio, y veía por ahí el otro día que el precio del níquel ha subido mucho. Eso es una buena noticia para Cuba, si es que le dejan exportar el níquel, ¿cómo está eso?
Miguel M. Díaz-Canel.- Es una buena noticia. Recordemos que nosotros hace muchos años, desde los años noventa, la explotación del níquel cubano una parte la hacemos en conjunto con una importante empresa canadiense, la Sherritt, donde tenemos un negocio de empresa mixta en una planta cubana y donde tenemos un negocio de empresa mixta en una refinadora de níquel en Alberta, Canadá, y realmente se nos abren un grupo de posibilidades con estos precios que está teniendo la producción de níquel.
De todas formas, el níquel cubano pasa por el bloqueo, y recuerda que una de las cláusulas del bloqueo plantea que no se pueden comercializar en el mundo productos que contengan un determinado por ciento de componentes fabricados con níquel cubano; pero de todas formas esto sí nos ofrece determinadas posibilidades de ingreso, como nos las está dando también ahora en esta reanimación, en esta supuesta nueva normalidad, que se empieza de nuevo a incrementar el turismo hacia Cuba, afectado también ahora por este conflicto europeo.
Ahí están, Atilio, los precios del níquel y también del cobalto, que acompaña toda la producción de níquel y que también es un elemento que tiene un importante valor en el mundo hoy porque tiene que ver con varios renglones económicos a nivel internacional.
Atilio Borón.– Perfecto.
Bueno, no sé si quisiera agregar algo más, Presidente, que no le hayamos preguntado, algún mensaje. Este programa está siendo reproducido en varias radios comunitarias en Venezuela, en Argentina, en Ecuador y en otros países, ¿quiere decir usted unas palabras finales?
Miguel M. Díaz-Canel.- En primer lugar, el agradecimiento a ti por esta oportunidad que nos has dado y estamos siempre prestos para cualquier cosa que se quiera conocer sobre Cuba, para discutirlo, para abordarlo desde la sinceridad, desde la honestidad y desde la transparencia.
El abrazo para todos los pueblos latinoamericanos, para todos los que en diferentes latitudes del mundo y en particular de nuestra América hacen de Cuba también una razón de sus vidas y por quienes constantemente nos sentimos apoyados.
Ratificarles que solo el Gobierno y el pueblo cubanos saben lo que significa enfrentar cada día las condiciones que impone ese cerco del bloqueo, no por un día, sino por 60 años, que es una política desproporcionada y abusiva de los Estado Unidos hacia Cuba; Estados Unidos, que es treinta veces mayor en población y territorio, que controla las finanzas y el comercio mundial y utiliza todo ese poderío contra una isla varias veces menor en proporción demográfica y territorial, pero no menor en dignidad y heroísmo.
Cuando uno analiza las razones para la política imperial contra Cuba, no hay ninguna, solo hay sinrazones.
Nosotros, en medio de esas circunstancias, también queremos expresarle al pueblo de Latinoamérica y el Caribe que la Revolución Cubana seguirá defendiendo sus conquistas, seguirá defendiendo el socialismo, que no se rendirá nunca, que no claudicará y que pueden contar con que Cuba siempre estará presente para las causas justas.
¡Gracias, Atilio!
¡Gracias, Latinoamérica!
Un abrazo también para nuestros amigos.
Atilio Borón.– Muchas gracias, Presidente.
Miguel M. Díaz-Canel.- Gracias a ustedes.