20 maggio 1902, una presa in giro del sentimento indipendentista cubano
Il governatore militare USA, Leonard Wood, aveva detto: “ovviamente a Cuba è stata lasciata poca o nessuna indipendenza con l’emendamento Platt e l’unica cosa indicata, ora, è l’annessione. È del tutto evidente che è assolutamente in nostre mani”.
Da 120 anni le intenzioni degli USA nei confronti di Cuba furono chiare, quando proclamarono il 20 maggio 1902 una repubblica mediatizada (dipendente), che era una presa in giro del sentimento indipendentista creolo, poiché quella che stava nascendo era una neo-colonia del nascente impero del nord, turbolento e brutale, che ci disprezza.
L’alzabandiera dell’insegna nazionale di Cuba nel vecchio Palazzo dei Capitani Generali all’Avana, poneva fine all’occupazione militare USA, inaugurava un governo con un presidente sottomesso ai suoi interessi e una Costituzione vincolata dall’Emendamento Platt ai mandati di Washington.
Il capo della Rivoluzione cubana, Fidel Castro Ruz, avrebbe sottolineato, anni dopo, che “la cosa peggiore dell’Emendamento era l’ipocrisia, l’inganno, il machiavellismo e il cinismo con cui elaborarono il piano per impossessarsi di Cuba”.
Il pretesto della opportuna e misteriosa esplosione della corazzata Maine nella baia dell’Avana aveva “giustificato” mediaticamente di fronte al mondo l’intervento USA, quando la metropoli spagnola già non poteva più sostenere la guerra, né militarmente né economicamente, contro il forte Esercito di Liberazione cubano.
L’occupazione nordamericana fu un duro colpo all’indipendenza per la quale il popolo cubano aveva combattuto per più di 30 anni e che, quando la guerra contro il colonialismo spagnolo fu praticamente vinta dai mambise (insorti cubani ndt), con inganni e false promesse, gli strapparono la vittoria e neppure permisero ai mambise di entrare a Santiago de Cuba.
Quando gli fu impedito di entrare nella capitale orientale per partecipare alla resa spagnola, nel 1898, con il pretesto di una possibile vendetta dei cubani contro gli spagnoli, il generale Calixto García rivolse un’energica protesta al generale USA William Shafter, dove gli disse: «no, siamo un popolo selvaggio che non conosce i principi della guerra civile; formiamo un esercito povero e lacero, povero e lacero come lo era l’esercito dei vostri antenati nella loro nobile guerra per l’indipendenza degli USA; ma similmente agli eroi di Saratoga e Yorktown, rispettiamo troppo la nostra causa per macchiarla di barbarie e codardia».
L’occupazione militare USA, “legittimata” prima di fronte alle potenze dell’epoca dal Trattato di Parigi del 10 dicembre 1898, permise agli USA di entrare formalmente in possesso di Cuba, il 1 gennaio 1899. John R. Brooke fu imposto come governatore militare e divise il paese in sette dipartimenti, lasciando a capo di ciascuno un generale dell’esercito di occupazione, riservandosi l’autorità suprema.
Immediatamente cominciò ‘altra occupazione, con la penetrazione dei capitali USA in settori come l’industria del tabacco, zucchero e mineraria, in aperta concorrenza con gli interessi economici britannici dell’isola. Il 20 dicembre 1899, il generale Leonard Wood, governatore di Santiago de Cuba , sostituì Brooke come governatore dell’isola, ciò rafforzò il dominio USA sui settori economici e si propose “americanizzare” Cuba attraverso un’occupazione prolungata.
Quel 20 maggio 1902, il patriota legato all’impresa liberatoria del 1895, Juan Gualberto Gómez, avvertiva il popolo cubano sulla rivista El Fígaro che «più che mai dobbiamo insistere nel rivendicare la nostra sovranità mutilata; e per raggiungerla, è gioco forza necessario adottare ancora una volta nell’evoluzione della nostra vita pubblica le idee guida e i metodi che Martí preconizzò».
Il governatore militare USA uscente, Leonard Wood, dichiarò allora, senza esitazione né vergogna, che «ovviamente a Cuba è stata lasciata poca o nessuna indipendenza con l’Emendamento Platt e l’unica cosa indicata, ora, è l’annessione. È del tutto evidente che è assolutamente nelle nostre mani. Con il controllo, che senza dubbio si convertirà presto in possesso, presto avremo praticamente il controllo del commercio mondiale di zucchero. L’isola si nord-americanizzerà gradualmente e, a tempo debito, con teremo su uno dei possedimenti più ricchi e desiderabili che si abbia al mondo”.
Verso la fine del suo mandato come presidente, Estrada Palma decise di essere rieletto, per questo usò la forza del potere e la frode. Ciò motivò i seguaci del Partito Liberale a sollevarsi in armi. Quando si rese conto che la rivolta popolare minacciava di rovesciarlo dal potere, preferì richiedere al governo USA un nuovo intervento militare.
Per quasi tre anni, dal 1906 al 28 gennaio 1909, l’isola fu nuovamente sotto l’amministrazione militare USA. Nelle elezioni indette per il secondo intervento militare USA, il 14 novembre 1908, fu eletto José Miguel Gómez, e nel suo governo si realizzò la violenta repressione contro il Movimento Indipendente di Colore fu attuata nel 1912.
Non sarebbe stato fino al 1 gennaio 1959, con il trionfo della Rivoluzione Cubana, che l’isola avrebbe conquistata la sua definitiva indipendenza.
Fonte: Granma
Traduzione: cubainformazione.it