Bolivia: 15 anni per Jeanine Añez e l’apertura di altri procedimenti ordinari

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Un governo di fatto manca di due elementi essenziali per la democrazia, la legalità e la legittimità, perché il leader che si proclama Presidente non rispetta le disposizioni della Costituzione politica dello Stato (voto diretto, delegato e/o successione costituzionale); e non avendo alcun sostegno sociale, usa la forza, la violenza, la persecuzione politica, la giustizia e l’ingiusta detenzione per perpetuarsi al potere.

Le autorità costituzionalmente investite hanno la missione di garantire l’effettività dei diritti umani di tutte le persone, requisito che non è stato soddisfatto con l’assunzione di Jeanine Añez; poiché la sua condotta era volta a ignorare e infrangere le determinazioni della sfera giurisdizionale e amministrativa, le sue azioni non erano inquadrate nella legge, erano decisioni di fatto ed erano pura espressione di arbitrarietà, discrezionalità, illegalità e abuso di potere.

Con la condanna a 15 anni per i reati di violazione dei doveri e deliberazioni contrarie alla Costituzione e alla legge nel processo del “Colpo di Stato II” contro Jeanine Añez, segneremo una pietra miliare storica della Bolivia per il mondo, e da questa sentenza, se qualcuno vorrà proclamarsi Presidentessa o Presidente di uno Stato democratico, dovrà pensarci due volte.

Ma mi chiedo: è lei l’unica responsabile? Ovviamente no, è necessario portare Carlos D. Mesa (presidente del partito politico Comunidad Ciudadana), Luis Fernando Camacho (attuale governatore del Dipartimento di Santa Cruz e presidente del raggruppamento politico CREEMOS), Samuel Doria Medina (ex candidato alla vicepresidenza di Jeanine Añez, per il raggruppamento politico JUNTOS), Jorge Quiroga (ex vicepresidente del defunto dittatore Hugo Banzer Suarez), Oscar Ortiz (ex candidato alla presidenza per la coalizione “Bolivia Dijo No”), Ricardo Paz (consulente di Carlos D. Mesa), Waldo Albarracín (ex rettore e candidato sindaco della città di La Paz), Aurelio Pesoa (vescovo), Giovani Arana (monsignore) e León de la Torre (ex ambasciatore presso l’Unione Europea) e tutti coloro che direttamente o indirettamente hanno appoggiato e motivato le dimissioni coercitive e le azioni violente che hanno portato all’incendio di case, 38 omicidi, migliaia di feriti e detenzioni arbitrarie.

Allo stesso modo, si dimostrerà che il Processo ordinario è avanzato più rapidamente rispetto alle accuse dei Processi di responsabilità, motivate dal Ministero della Giustizia e della Trasparenza istituzionale. Nelle pagine della storia si scriverà che è stata Lidia Paty a promuovere l’azione penale contro Jeanine Añez per la sua assunzione incostituzionale della carica, e non alcuni che vogliono prendersi il trofeo all’ultimo minuto, approfittando di megafoni, altoparlanti e microfoni per fare il pubblico.

Dopo questa sentenza, la strada da percorrere è ancora lunga. Dobbiamo consolidare e perseguire Jeanine Añez per gli omicidi di Sacaba, Senkata e El Pedregal fino alla sua condanna nei tribunali ordinari; e aprire nuovi procedimenti per tutte le azioni illegali e irregolari attraverso processi ordinari, senza concedere alcun tipo di privilegio.

Questa sentenza restituirà parte di ciò che è stato rubato per lungo tempo, “LA GIUSTIZIA DEL POPOLO, PER IL POPOLO“.

di Galo Amusquivar – analista della situazione e della realtà boliviana

Fonte: Cubainformación

Traduzione: italiacuba.it

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