Il discorso di Díaz-Canel al vertice BRICS
Miguel Díaz-Canel, Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica, ha partecipato giovedì ai dialoghi del XV Vertice BRICS, a Johannesburg, in Sudafrica.
Data la sua importanza, trasmettiamo integralmente il discorso del capo di Stato cubano all’evento.
“Sua Eccellenza Cyril Ramaphosa, Presidente della Repubblica del Sudafrica;
Illustri Capi di Stato e di Governo e altri capi delegazione;
Cari partecipanti:
È un grande onore e un privilegio partecipare a un vertice dei BRICS, un meccanismo di integrazione che, per la sua novità e diversità, apre aspettative e speranze sul cammino del rafforzamento del multilateralismo, oggi tanto urgente quanto essenziale per il destino stesso dell’umanità.
Apprezziamo molto il fatto che questo incontro si svolga in terra africana, culla di una parte dei nostri antenati che nutre fondamentalmente l’essenza stessa dell’identità cubana.
La soddisfazione è ancora più grande perché ci porta in Sudafrica, un Paese con cui siamo legati da storici vincoli di fratellanza.
Quasi 400.000 connazionali hanno contribuito alla lotta contro l’apartheid nelle terre africane. Duemiladuecentottantanove dei nostri combattenti internazionalisti cubani sono caduti eroicamente, scrivendo con il loro sacrificio una delle pagine più belle della storia della solidarietà tra i popoli.
Vorrei citare e ricordare un noto detto africano: le impronte di coloro che camminano insieme non si cancellano mai.
Nel caso del Sudafrica e di Cuba queste impronte sono solide e indelebili come la memoria dei leader storici di entrambe le nazioni. Non potremo mai dimenticare l’abbraccio di Nelson Mandela e Fidel Castro quando si sono incontrati qui e hanno chiesto di incontrarsi di nuovo, come accade solo tra fratelli molto uniti.
Vengo a questo Dialogo con l’enorme responsabilità che rappresenta per Cuba presiedere il Gruppo dei 77 e la Cina, il più grande e diversificato gruppo di nazioni in via di sviluppo.
Siamo 134 Paesi, due terzi dei membri delle Nazioni Unite, dove vive quasi l’80% della popolazione mondiale, che affrontano le sfide colossali di un mondo sempre più diseguale, dove l’esclusione e la povertà si sono moltiplicate dopo due anni di pandemie seguite da conflitti drammatici.
Negli ultimi dieci anni, le nazioni del Sud del mondo hanno visto raddoppiare il loro debito estero, già più che ripagato. Le misure coercitive unilaterali sono in aumento. Più di 3 miliardi di persone sono colpite dal degrado degli ecosistemi. Più di un milione di specie di piante e animali sono minacciate di estinzione, secondo il messaggio del Segretario generale per la Giornata mondiale dell’ambiente.
Se non agiamo subito, lasceremo in eredità ai nostri figli e nipoti un pianeta non solo irriconoscibile per quelli del secolo scorso, ma purtroppo destinato a essere inabitabile.
A sette anni dalla scadenza per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, le prospettive sono fosche. La metà dei 169 obiettivi concordati è ben lungi dall’essere raggiunta. Più del 30% di essi non ha compiuto alcun progresso o, peggio ancora, è regredito rispetto al 2015, secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite.
I Paesi sviluppati dell’Occidente e le grandi transnazionali hanno progettato un ordine internazionale che non tiene in alcun conto il progresso delle nazioni del Sud del mondo ed è efficace solo per piccole minoranze.
Il Gruppo dei 77, la Cina e i BRICS hanno la responsabilità e la possibilità di agire per cambiare questo ordine mondiale ingiusto: non è un’opzione, è l’unica alternativa.
Oggi nessuno può mettere in dubbio la crescente autorità dei BRICS. Per questo non esitiamo ad accogliere il suo eventuale allargamento, che contribuirebbe a rafforzarne la rilevanza e la rappresentatività.
È stata una richiesta storica del Gruppo dei 77, come lo è anche dei BRICS, quella di intraprendere una reale trasformazione dell’architettura finanziaria internazionale, profondamente ingiusta, anacronistica e disfunzionale.
Crediamo fermamente che la Nuova Banca di Sviluppo creata dai BRICS possa e debba diventare un’alternativa alle attuali istituzioni finanziarie, che per quasi un secolo hanno applicato ricette draconiane per trarre profitto dalle riserve del Sud del mondo e riprodurre i loro schemi di asservimento e dominio.
Accogliamo con particolare favore la nomina della nostra cara Dilma Rousseff a capo di questa entità e la lodevole iniziativa dei BRICS di creare un ampio meccanismo di riserve valutarie che garantisca certezza e stabilità al Sud del mondo. L’estensione di tale meccanismo ad altri Paesi contribuirebbe certamente ad alleviare gli squilibri dell’attuale sistema monetario.
Anche l’istituzione di linee di credito reciproche in valuta locale da parte delle banche BRICS e la possibilità di creare una moneta unica per le loro operazioni sono iniziative che potrebbero essere applicate nei rapporti con gli altri Paesi in via di sviluppo, per ridurre l’abusivo monopolio della valuta statunitense che rafforza e garantisce un’egemonia dannosa per il resto del mondo.
I Paesi BRICS sono leader mondiali nella produzione agricola e rappresentano circa un terzo della produzione alimentare globale. La loro azione congiunta con il resto dei Paesi in via di sviluppo darebbe un contributo sostanziale all’eliminazione della fame di cui soffrono oggi più di 700 milioni di persone nel mondo.
Per quanto riguarda il cambiamento climatico, sottolineiamo il valore strategico di un coordinamento efficace tra i BRICS e il Gruppo dei 77, per salvaguardare il principio delle responsabilità comuni ma differenziate nell’attuazione dell’UNFCCC e dell’Accordo di Parigi.
Alla COP28, che si terrà quest’anno a Dubai, per la prima volta si terrà un vertice dei leader del G77 convocato da Cuba per rafforzare il coordinamento strategico.
Lo sviluppo scientifico e tecnico è oggi monopolizzato da un club di Paesi che monopolizzano la maggior parte dei brevetti, delle tecnologie, dei centri di ricerca e promuovono la fuga dei talenti dai nostri Paesi.
Il G77 e i BRICS devono e possono fare di più per cambiare questa situazione e, in questo spirito, Cuba ha convocato un vertice dei capi di Stato e di governo del Gruppo dei 77 e della Cina sulla scienza, la tecnologia e l’innovazione come premessa per lo sviluppo, che si terrà il 15 e 16 settembre all’Avana. Ci auguriamo di vedervi lì.
Per progredire verso un futuro più giusto e sostenibile, il momento dell’azione collettiva non è domani, ma adesso.
Crediamo fermamente nel potere dell’unità nella diversità e che sia giunto il momento di agire insieme in difesa di rancori storici che, non essendo stati affrontati in tempo, hanno moltiplicato i problemi che le nostre nazioni devono affrontare oggi.
E poiché siamo nella “nazione arcobaleno”, che ha superato l’odio del passato, integrando la sua ricca diversità di culture, lingue e credenze religiose, assumiamo tutti i precetti della saggia filosofia umanista africana dell’Ubuntu, l’etica della cura dell’altro che, di fronte all’egoismo e all’individualismo, promuove una vita di solidarietà, fraternità e rispetto in cui nessuno viene lasciato indietro.
Il G77 e i BRICS hanno l’opportunità di operare una trasformazione storica. Per il bene delle generazioni future, facciamolo!
Muchas gracias“
Fonte: acn
Traduzione: italiacuba.it