Pazienza

Print Friendly, PDF & Email

Il mio amico, il trovatore cubano Ray Fernández, dice in una delle sue canzoni: “Ay quien tuviera paciencia” (Oh, chi avrebbe pazienza). Certo che devi avere pazienza.

Ogni giorno è qualcosa di nuovo che il popolo cubano deve sopportare, non solo dall’amministrazione USA che gli rende la vita impossibile con le sue ben note politiche ostili, ma anche dai suoi cani che difendono il loro padrone benché dormano nel patio, pioggia o sole.

Giuda vendette il suo maestro per 30 denari d’argento e tutti conosciamo la fine atroce che fece. Anche se in questo caso il pagamento è molto infimo rispetto alle 30 monete d’argento dell’epoca.

Il livello di odio è così grande che quando l’imperialismo, nel suo rancore, vuole affondare Cuba, quando non può applicare ulteriore dolore nelle sue politiche criminali, tira le loro “pance riconoscenti” affinché diano libero sfogo a questo sentimento disumano e lo abbassino al popolo. Prima forse gli serviva. Not anymore. (Non più ndt).

Questa tecnica ora fallisce. Errore dopo errore. Il popolo cubano e quello straniero già sanno bene come funziona questa professione di lavoro mercenario mal pagato.

Tentano di creare matrici di opinioni false nelle reti sociali, generano violenza sui canali YouTube per trasmetterla contro il popolo cubano e i suoi simpatizzanti, promuovono vessazioni e persecuzioni contro rivoluzionari fuori Cuba, inventano menzogne ​​e le diffondono con robot su Internet, incitano la gente a commettere crimini sull’isola… È necessario che continui?

È un lavoro economico per gli USA e che gli ha funzionato per un po’. Ma come ho detto prima: ora non più. E’ tale la mediocrità dei suoi dipendenti e la bassa classe dei suoi metodi sono tali che la gente sa già di come va il giochetto.

È come la vecchia storia di Pedro e il lupo che ci raccontavano da bambini in Andalusia. Il pastorello Pedro si annoiava a pascolare con le sue pecore e decise di divertirsi ridendo della sua gente. In due occasioni gridò: “Aiuto, sta arrivando il lupo!” e la gente venne in suo aiuto, in entrambi i casi, mentre Pedro rideva a crepapelle.  Finché arrivò davvero il lupo e nessuno gli credette. E il lupo mangiò tutte le sue pecore. Se ridi in faccia alla tua gente, il lupo mangerà le tue pecore e forse,  sicuramente, anche te.

Il fatto che molti di noi siano stati perseguiti per strada, suonato il ​​campanello delle nostre case, insultati, feriti, aggrediti parenti e altre imprese a buon mercato, non è un motivo per essere pazienti o credersi coraggiosi. Coraggioso era mio bisnonno che, con due condanne a morte e una prigionia nelle carceri franchiste del dopoguerra, quando nel cortile del carcere obbligavano tutti a cantare “Cara al Sol”, lui non la cantava né alzava la mano per fare il saluto fascista. Questo è coraggio.

Coraggio e pazienza sono ciò che Cuba e il suo popolo hanno, ogni giorno, di fronte alla mancanza di medicinali e beni di prima necessità che scarseggiano perché un blocco capriccioso e delinquente non permette al Paese di fare affari e nutrire la sua gente. Bisogna avere pazienza per sopportare che gli USA, che hanno seminano la barbarie nel mondo, inseriscano Cuba nella lista dei paesi che sponsorizzano il terrorismo.

Ciò significa avere pazienza, coraggio e testa alta di fronte agli attacchi.

Il resto delle critiche che possono essere poste alle persone sono cosa più cosa meno. Non si litiga con chi non esiste. Si lotta e si è lottato, da parte nostra, quando era necessario e Cuba è stata attaccata direttamente. Ma non possiamo scrollarci di dosso le mosche che vogliono restare intorno a noi perché senza di noi non esistono. Abbiamo chiaro ciò che vogliamo e, come ho detto in uno scritto precedente, andiamo avanti, senza distogliere lo sguardo.

Quando ho visitato New York, nel 2020, ho potuto trarre le mie conclusioni.

Il metro della città era un si salvi chi può. Ho visto tutte le persone con problemi di salute mentale che avrei potuto vedere negli ultimi mesi, riunite in quel momento, in un vagone. Sdraiati sul pavimento, facendo i loro bisogni addosso, sbattendo la testa contro il vetro. Non posso dire di aver provato paura ma ero in uno stato di stupore.

Camminando per le strade di Harlem sono rimasta sorpresa nel vedere qualcosa che in Spagna non si vedeva da molti anni, più di trent’anni e passa: siringhe per terra. Le strade avevano vita domestica. Quest’ultima cosa non mi ha sorpreso più di tanto visto che in Spagna sono molti le persone indigenti che vivono per strada, ma il numero era altissimo.

Ma un giorno mi sono fermata davanti al cancello di una scuola di Manhattan e sono rimasta molto sorpresa nel vedere quante persone accompagnavano i bambini a scuola, come ci fossero misure di sicurezza al cancello e un furgone della polizia. Ho pensato che forse si trattasse di quella scuola specifica, ma poi ho scoperto, approfondendo l’argomento, che le scuole negli USA, come tutti ben sappiamo, sono fonte di pericolo. Là dove avvengono tante sparatorie e tanti genitori lasciano i propri figli con un nodo alla gola.

E poi ci sono persone che osano chiedere perché siamo così tanti che difendiamo il sistema cubano?

Basta guardare il ritorno in classe degli scolari lunedì scorso. Osserva il sistema educativo di un popolo e vedrai i suoi progressi. Guardate i volti dei genitori, degli studenti e vedrete la speranza.

Può esserci più o meno sviluppo materiale (non per responsabilità del governo), ma il programma educativo e la sicurezza sono qualcosa di intoccabile nel popolo cubano. È il futuro e niente e nessuno potrà mai portarlo via.

Questo è ciò che vogliamo per il mondo. Perché non vogliono che la gente veda l’infanzia a Cuba? Perché si ostinano a nascondere le conquiste della Rivoluzione cubana in tutti i campi, nonostante il maledetto blocco?

Potrebbe essere che sappiano che coloro che la conoscono davvero, senza errori e menzogne, sanno che è un vero modello da imitare?

Non penso che si tratti realmente di una questione di pazienza. Si tratta di coraggio, che è nel DNA non solo del cubano, bensì di chi accoglie la Rivoluzione come stile di vita. C’è una parola che trovo molto simpatica che usano i cubani ed è “guapería”.

Pensavo fosse un significato dato espressamente a Cuba al vocabolo, ma leggendo, qualche giorno fa, uno dei romanzi che meglio rappresenta la società andalusa della prima metà del XX secolo: “Juan Belmonte, Matador de Toros” dell’eminente Manuel Chávez Nogales, mi sono resa conto che a Siviglia, a quell’epoca, si usava con lo stesso significato.

Il coraggio è in Cuba, ed è in tutti coloro che lottano per quella sovranità che tanto lavoro, sangue e lacrime è costata per conquistarla.

Come dice un detto molto cubano che riflette bene l’essenza del popolo: “Non è che siamo fighi, è che non abbiamo paura.”

Fonte: CUBADEBATE

Traduzione: cubainformazione.it

Potrebbero interessarti anche...

Una risposta

  1. Alina Lopez ha detto:

    Usa: il paese del oxicodone.